Le importazioni mandano al tappeto il comparto cerealicolo: Coldiretti va alla guerra

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ROMA – “Impegno, passione, caparbietà e costanza nel lavoro. Non offro risposte semplici a un problema complesso, ma assicuro il massimo impegno”.

Sono le parole che il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha rivolto alla numerosissima platea di agricoltori che, sotto le insegne della Coldiretti, si sono ritrovati ieri a Roma per la #guerradelgrano. Una protesta decisa e agguerrita contro l’assurda situazione riguardante il prezzo del frumento, colato a picco da alcuni mesi a causa delle abbondanti importazioni dall’estero di cereali, della cui natura e delle cui proprietà nulla o quasi è dato sapere.

A Roma, in Largo di Santa Susanna, sede del Dicastero, sotto lo slogan “No grano No pasta”, erano presenti migliaia di berretti gialli provenienti da tutto lo Stivale. Carovane anche dall’Irpinia e dal Sannio, storicamente due dei maggiori serbatoi d’Italia, produttori di un grano di altissima qualità ed esponenti di un comparto che rischia di essere messo Ko dall’aumento vertiginoso delle importazioni. Tracciabilità del prodotto e controlli sulla filiera e sui carichi di cereali importati: queste le richieste più pressanti rivolte dal sindacato alla politica. “Migliorare le condizioni di lavoro, di vita e di reddito di chi ha scommesso sull’agricoltura e vuole continuare a crederci”, ha replicato Martina, con ciò confermando implicitamente la difficoltà di modificare lo stato di cose.

Accuse precise sono state rivolte verso “un pezzo di industria di questo Paese, che sta continuando a fare una grande e schifosa speculazione. Un altro pezzo di industria, invece, ha seguito l’esempio virtuoso dei pastifici dei consorzi agrari e che ha scelto e sta dimostrando, con un’azione quotidiana, che la pasta fatta col grano duro italiano è la miglior pasta al mondo” (se c’era ancora qualche dubbio).

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