Il papocchio Campania

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Ci muoviamo in un terreno inesplorato, su questo non v’è alcun dubbio, ma la seconda ondata della pandemia da Covid-19 ha decretato, almeno, una grande verità: dopo circa un anno di “lavoro”, non siamo stati capaci di partorire una linea guida che ci sostenga a sopravvivere alla Pandemia con ragionevolezza.

Proprio così, ragionevolezza perché sin da quando siamo usciti dal primo lockdown e durante tutto il corso dell’estate chi ci ha governato ha letteralmente perso il lume della ragione finendo con l’adottare provvedimenti sbagliati e accumulando ritardi gravissimi; quelli che ci hanno condotti, inevitabilmente, verso questa anomala zona rossa.

E così, tra dirette facebook per “fronteggiare” Halloween e riunioni chilometriche per partorire Dpcm ci siamo accorti che il tempo dell’Italia dei Comuni non fa ancora parte del passato con gli italiani in balìa di una valanga di decreti legge, ordinanze regionali e comunali.

In realtà, la crisi sanitaria, economica e sociale determinata dal Coronavirus ha fatto esplodere tutte insieme le contraddizioni irrisolte del rapporto tra potere centrale e autonomie. Fino a regalarci un Paese dove fuori controllo forse non c’è ancora l’epidemia ma sicuramente c’è la politica; quella stessa politica che doveva, quantomeno, garantire il monitoraggio dell’andamento del contagio e dare almeno vita, prima di un Inverno difficilissimo, ad una diversa e ordinata organizzazione dei servizi: per evitare il sovraffollamento dei Pronto Soccorsi per cercare di evitare l’eccessiva ospedalizzazione.

Non sappiamo quali evidenze scientifiche hanno portato il Governo a trasformare nel giro di pochi giorni la Campania da zona gialla a zona rossa, né siamo in grado di capire con dati alla mano ognuna delle chiusure ordinate dal Premier ma, di certo, sappiamo che in questo strampalato papocchio campano, dove poco o nulla è cambiato, migliaia di esercenti, presi a caso fuori dalla logica dettata dai dati, ancora una volta, sono costretti a chiudere i propri negozi senza alcuna certezza sulle misure di sostegno all’occupazione e alle imprese.

Mentre eravamo già pervasi da un’angoscia latente, ci siamo svegliati in piena zona rossa accorgendoci che nel Paese si è, intanto, scatenato un’inspiegabile “tutti contro tutti”. La politica si è divisa, i Governatori sono insorti, gli esperti non sanno più che raccontarci mentre ogni decisione diviene contestabile sia sul piano scientifico che sul piano politico.

Zona gialla. Zona arancione. Anzi no, zona rossa. La Campania non è Napoli. L’Irpinia non è il Vomero, il Sannio non è Fuorigrotta mentre De Luca è sempre più l’imitazione di Crozza. L’impressione, sempre più forte, è che si guidi alla cieca e attraverso tentativi che, ahimè, continuano ad avere conseguenze negative nel rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini.

Quanta tristezza. Che vergogna!