Il Progetto Pilota, lo spopolamento e l’area industriale di Kala…shnikov

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Cominciamo dalla fine, perchè possa essere di buon auspicio per il nuovo inizio.

Gli arresti che pochi giorni fa hanno concluso il 2016 legato all’eolico fanno certamente tirare un sospiro di sollievo e altrettanto certamente forniscono ragioni di ottimismo a chi denuncia da tempo infiltrazioni della criminalità in un settore tanto discusso quanto, ancora, nebuloso nei suoi profili (specie di carattere legislativo).

L’Operazione Eolo ha permesso di evitare che l’area industriale di Calaggio, a Lacedonia, venisse ribattezzata area industriale di Kalashnikov. Il che vuol dire che, finalmente, lo Stato ha risposto “presente” alle sollecitazioni provenienti dai cittadini, dalle istituzioni, dalle associazioni, dal Vescovo. Si temeva che la chiusura dei “presidi della legalità” di Sant’Angelo dei Lombardi e di Ariano Irpino potesse periferizzare ancor di più aree già marginali. E probabilmente per certi versi è stato così, nel senso che la Procura di Avellino è arrivata sul fatto, ma è lecito ritenere che la presenza di un tribunale “intermedio” avrebbe permesso di dimezzare i tempi. Ma tant’è. Questa è la nuova geografia giudiziaria, a noi tocca adeguarci.

Ciriaco De Mita con Enrico Borghi
Ciriaco De Mita con Enrico Borghi

E magari attendere altri risultati investigativi (gli attentati sono stati quattordici), che probabilmente – spifferi dicunt – coinvolgeranno quelle che in gergo tecnico si chiamano opere connesse e forse (forse) qualcuno lo travolgeranno. La questione ambientale non è soltanto paesaggistica, ma si lega a filo doppio con un’altra questione, quella sociale e culturale. Chinarsi e accettare flebo di criminalità nelle vene non è di questa gente. Nell’Irpinia tanto quanto nel Sannio, dove pure esistono movimenti di cittadini che lottano strenuamente per evitare il depauperamento paesaggistico causato dalla pioggia di torri eoliche. Ma nel corso dell’anno abbiamo avuto modo di assistere anche alla battaglia contro le trivellazioni. Quella sì, una sconfitta per i movimenti ambientalisti, che, nonostante una massiccia mobilitazione, nelle due province sono riusciti a portare alle urne una percentuale inferiore rispetto a quella nazionale.

Come non parlare poi del Progetto Pilota Alta Irpinia, che nel giugno scorso ha cambiato referente (da Fabrizio Barca a Enrico Borghi) ma che ancora non ha trovato la penna per scrivere la Strategia definitiva e arrivare alla firma dell’agognato Accordo di programma quadro. Di mezzo, le elezioni amministrative hanno un po’ scompaginato il quadro, con l’accordo tra Ciriaco De Mita e Rosa D’Amelio che ha portato all’ormai celebre Guerra dei Gal, a rendere bollente un’estate climaticamente non troppo calda. Già, Ciriaco De Mita. Con Renzi che ha fatto? Alle urne, il 4 dicembre, ha sicuramente e sonoramente vinto, ma da Mentana, nell’attesissimo “convrondo” con il presidente del Consiglio? Ha vinto? Ha perso? Ha pareggiato? Intanto, continua a dettare condizioni e a essere politicamente determinante. “Cambiare tutto per non cambiare niente”? Chi lo sa. “Ma una parabola discendente non esiste per tutti?”, si chiede più di qualcuno.

La realtà è che il nostro territorio, quello di entrambe le province, vede un inesorabile e neanche tanto lento declino, con le migliori potenzialità, le migliori teste e i migliori cuori che ci salutano. C’è un nesso fortissimo tra il fenomeno dello spopolamento, i fatti di cronaca degli ultimi giorni e la ghiottissima occasione del Progetto Pilota.

La Strategia Nazionale Aree Interne è uno strumento validissimo, questo si è capito. Va utilizzato al meglio, vanno superati i contrasti, vanno limati gli spigoli. Altrimenti questi posti saranno, sempre più, terra di conquista di idee criminali. E non ci sarà nessuno in grado di opporsi.