Lamberti: Lacedonia è un paese di pecore e montoni. È bagarre dopo il caso Vito

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di Andrea Festa

LACEDONIA –La condanna doveva essere unanime ed invece c’è anche chi ha trovato il tempo di difendere l’indifendibile e, peggio, offendere un’intera comunità nel silenzio assordante dei media, dell’US Avellino e del Comune di Lacedonia.

Campionato Primavera, gara Avellino-Bari. Siamo allo stadio di Lacedonia dove ha sede il quartier generale del Settore Giovanile dell’U.S. Avellino. È appena scoccato il 20° del primo tempo quando l’Arbitro allontana dallo spazio antistante gli spogliatoi un collaboratore della società irpina, non inserito nella distinta di gara “il quale – si legge testualmente nel Comunicato Ufficiale n° 42 della Lega Nazionale Professionisti – oltre a dare disposizioni tecniche ai calciatori irpini, scherniva quelli della squadra avversaria e, mentre raggiungeva gli spalti, rivolgeva anche epiteti insultanti agli Ufficiali di gara”

Non appagato, “il Dirigente dell’U.S. Avellino – continua il Comunicato Ufficiale – “al 15° del secondo tempo si riposizionava nello spazio antistante gli spogliatoi continuando ad insultare sia i calciatori della squadra avversaria sia gli Ufficiali di gara” fino al punto che il direttore di gara “tramite il capitano dell’U.S. Avellino gli intimava nuovamente di abbandonare quella postazione”.

E non è tutto. Perché il Dirigente in questione, riportando sempre la versione dell’arbitro “al termine della gara si recava nuovamente negli spogliatoi affrontando con fare aggressivo un assistente, arrivando perfino al contatto petto contro petto per ostruirgli il passaggio, gridandogli da distanza molto ravvicinata insulti e minacce oltre a millantare una carica pubblica (sindaco di Lacedonia) che non ricopriva, senza che nessun dirigente biancoverde, vista la mancata presenza della Forza Pubblica, intervenisse per farlo desistere da tale censurabile comportamento”.

Il Dirigente dell’U.S. Avellino era Enzo Vito che – come si legge nel citato Comunicato – veniva riconosciuto nello spogliatoio degli Ufficiali di gara direttamente dal primo cittadino di Lacedonia, Mario Rizzi. Questi i fatti.

E tanto è bastato per scatenare l’ira del signor Rosario Lamberti il quale dopo aver letto l’articolo pubblicato, in modo impeccabile, da Domenico Bonaventura, si è scatenato in un’arringa alle vongole, ripetitiva, spurgante risentimento, offese e ingiurie gratuite nei confronti del collega lacedoniese reo soltanto di aver raccontato i fatti dopo averli verificati su un documento ufficiale rispetto al quale non mi pare l’U.S. Avellino abbia inoltrato ricorso. Fino ad accusarlo di essere, addirittura, un cospiratore contro l’U.S. Avellino. “La cosa che a me fa specie – ha detto a conclusione del suo intervento il Signor Lamberti – sapete qual è? E che io non riesco a capire, ma possibile che un avellinese fa il tifo contro l’Avellino?”

Ma di cosa stiamo parlando, scusate?

Io sono tifosissimo dell’Avellino. Lo seguo in Tribuna Stampa al Partenio Lombardi e in trasferta nel settore Ospiti dove, ogni domenica, per novanta minuti “difendo” i colori della mia città. E per questo non dovrei scrivere di un signore che ha fatto fare questa figuraccia alla mia squadra del cuore?

Mi perdoni, Lamberti, ma non è proprio così.

Quando si parla dell’US Avellino oltre Domenico ci sono tanti bravi giornalisti in questa provincia che i fatti, belli o brutti che siano, li hanno sempre pubblicati e questo per due motivi. Il primo è che il dovere di un giornalista è quello, innanzitutto, di informare il lettore su ciò che accade sul campo e fuori dal campo quando ad essere coinvolti sono i tesserati. Il secondo è perché quei colori, di cui parlavo prima, sono da sempre colori vivi, belli ma soprattutto puliti!

Quello che è accaduto a Lacedonia, mi creda signor Lamberti, andava raccontato non fosse altro perché il settore giovanile di qualsiasi Società seria serve esclusivamente a formare i calciatori del domani. Non scherziamo, quello di Vito non è un bel gesto. Come non lo sono state le sue parole nei confronti di un collega ma soprattutto nei confronti di questa Comunità che io ho avuto il piacere di conoscere e che oggi “abusivamente” mi sento in dovere di difendere, come se fosse la mia.

In verità dovremmo farlo tutti e presto, prestissimo. A cominciare dal Sindaco Rizzi.

Il Consiglio comunale può anche non testimoniare solidarietà al collega Bonaventura ma ha il dovere morale di chiedere, immediatamente, spiegazioni ufficiali all’U.S. Avellino. Così come dovrebbe chiedere, senza indugio, quantomeno le scuse al giornalista che si è reso protagonista di questo intervento a dir poco esagerato.

Lacedonia, certo, non è Avellino anche se, pare, sia nata molto prima della nostra città capoluogo. Ma non è neppure un paese di pecore e montoni. Mi dia retta signor Lamberti, questo piccolo tassello d’Irpinia è ben altra cosa, anche dopo il mese di ottobre. Si documenti, per favore.