MAVI, c’è il riconoscimento regionale. De Mita: Un’eredità ineguagliabile, la Comunità dell’Alta Irpinia vi aiuterà

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LACEDONIA – C’era attesa per l’esito dell’incontro di ieri, presso i Giardini dell’Istituto Magistrale di Lacedonia, per l’incontro pubblico “Il MAVI e l’importanza della rete museale nelle aree interne”.

Un appuntamento reso ancor più piacevole dalla notizia, portata dal dottor Federico Lomolino, del riconoscimento regionale del museo. ““Con questo atto istituzionale termina la nostra fase di accompagnamento, che durava dal maggio 2016”, ha affermato il funzionario regionale, in attività presso l’Unità Museo e Biblioteche, diretta da Anita Florio. “Ora entro sessanta giorni dovrà arrivare lo stesso provvedimento licenziato, però, dalla Giunta regionale”, ha aggiunto.

Prima di lui, alla presenza dello stesso Professor Cancian, che ha voluto assistere a tutto l’incontro, a intervenire erano stati il sindaco di Lacedonia, Antonio Di Conza, e Rocco Pignatiello, uno dei responsabili del MAVI. “Questo riconoscimento è un passo fondamentale, che dota il Museo di un elemento aggiuntivo per arrivare a correre sulle proprie gambe. Il primo elemento, quello sul quale si devono poggiare tutte le piccole comunità, è il volontariato. Il Progetto Pilota – ha aggiunto il primo cittadino affrontando il tema della rete museale – è lo strumento giusto per dare impulso a quella rete indispensabile a rialzare l’Alta Irpinia dal torpore che la caratterizza da troppo tempo”.

Il riconoscimento regionale letto dal sindaco Di Conza
Il riconoscimento regionale letto dal sindaco Di Conza

Pignatiello aveva invece introdotto alcune considerazioni di carattere più prettamente politico, addentrandosi nei particolari della scheda dei Beni Culturali, contenuta nella Strategia d’Area licenziata dall’assemblea dei sindaci nello scorso aprile. “Ci piacerebbe – ha affermato – che il MAVI venisse inserito in un contesto non fine a se stesso, ma proiettato verso l’innesco di un processo turistico che riesca ad andare anche oltre la nostra provincia. Non c’è bisogno di un’elargizione di fondi per questa o quella struttura, c’è bisogno piuttosto che tutte siano parte attiva di un disegno più ampio”.

Sollecitazioni colte dal presidente della Comunità dell’Alta Irpinia, Ciriaco De Mita, presente unitamente ad altri primi cittadini (Vecchia di Cassano Irpino, Gentile di Guardia Lombardi e il vicesindaco di Bisaccia Tartaglia). “Non è ancora stata resa pubblica la modalità di divisione delle risorse, ma io so che la maggior parte di esse verrà destinata al distretto culturale”, ha rivelato. “Ciascuna opera resta nel pieno possesso di chi ne è proprietario, noi ci curiamo della manutenzione e ne garantiamo l’eventuale completamento. Qui a Lacedonia andremo d’accordo. Avete avuto in eredità un bene ineguagliabile e vi siete organizzati per tutelarlo. Noi vi offriamo la garanzia della conservazione”, ha affermato sottolineando il ruolo in questo contesto della Comunità dell’Alta Irpinia. “Possiamo aiutarci reciprocamente – ha concluso -, per dire che non discutiamo di problemi ma troviamo le soluzioni?”.

De Mita durante il suo intervento
De Mita durante il suo intervento

“Ero convinto che il potere comunicativo fosse proprio della musica e dell’arte pittorica. Vedendo le foto del professor Cancian mi sono reso conto che devo aggiungere anche la fotografia”, ha poi aggiunto rendendo pubblica la propria ammirazione per il materiale contenuto all’interno del Museo Antropologico Visivo Irpino, inaugurato mercoledì scorso. Il suo intervento ha preso spunto dagli inizi dell’avventura del Progetto Pilota per arrivare poi a disegnare scenari futuri per la realtà culturale. “Non nego, e l’ho detto anzi tante volte, che mettere insieme i sindaci dell’Alta Irpinia e farli ragionare in un’unica direzione era la cosa più difficile che potesse capitarmi. Anche perché la legge che inquadra questo tipo di soggetti non è ancora chiara. Nella fase iniziale ho compreso le resistenze che ognuno di loro aveva nel favorire la propria comunità, ma li ho aiutati a superare questi momenti”. La fase finale, con la firma dell’Accordo di Programma Quadro ormai a un passo, è stata invece “decisamente più accelerata. Ora sono di nuovo tutti spariti, si sono di nuovo tutti arroccati”, è la frecciatina lanciata ai responsabili delle singole comunità locali.