Napoli, è l’ora dei processi. E l’inizio stagione è alle porte

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CASTEL VOLTURNO (CE) – Che il 27 agosto fosse già, stranamente quanto inevitabilmente, il crocevia della stagione azzurra, era evidente a tutti. Poco più di una settimana fa, nell’assistere alla gara d’andata contro l’Athletic Bilbao, è diventato evidente anche come gli azzurri fossero giunti all’appuntamento in ritardo di condizione, incompleti. Quasi avessero – inconsciamente o meno – sottovalutato la data. 

Si trattava di una data da cerchiare mille e mille volte in rosso sul calendario. Anzi, in azzurro. Si trattava di una data da “puntare”, da tenere nel mirino. Una data a cui arrivare con fame, con foga, con voglia di azzannare l’avversario. Nulla di tutto ciò. Dopo 48 giorni di preparazione, oltre un mese e mezzo, il Napoli denuncia una condizione fisica deficitaria, imbarazzante in alcuni dei suoi uomini. Quelli che hanno giocato il Mondiale, certamente. Ma si tratta di un aspetto che un allenatore navigato come Rafa Benitez avrebbe dovuto tenere presente. Benitez, a questo punto, dovrà fornire valide, validissime giustificazioni ad un progetto tecnico che, a campionato non ancora iniziato, si rivela già monco. Già fallito per metà.

Se il Napoli scivola in EUropa League, la responsabilità non è però soltanto del tecnico, questo è chiaro. Se al posto di Inler (giudicato indietro fisicamente) si preferisce schierare un Gargano reduce da due prestiti annuali, vuol dire che tanto, ma proprio tanto non torna. Negli anni scorsi, De Laurentiis ha sempre allentato i cordoni della borsa e speso tanto e bene. Quest’estate all’insegna del risparmio, invece, gli è costata cara. In difesa non basta la prestanza fisica di Koulibaly ad ovviare a sbavature che si amplificano vedendo “correre” Albiol (che il Mondiale non l’ha fatto). In avanti è tutt’altro che sufficiente un Insigne sempre meno profeta in patria. Nè può bastare un Higuain che, a questo punto, fa bene a porsi qualche domanda, nel rispetto che si deve alla sua storia e al suo valore e alle promesse che, evidentemente, il presidente deve avergli fatto nel momento dell’acquisto. 

Insomma, caro mister, caro presidente. Questa squadra non ha un capo, non ha una coda. Non ha una parvenza di gioco. Non ha mordente. Ha un centravanti tra i migliori al mondo, ma non sa fargli recapitare un pallone. Forse è una squadra al contrario. In compenso, infatti, ha due difensori che si marcano tra loro. Geniale, no?