Ingiustificabile e oltremodo esecrabile è stata l’aggressione nei riguardi di una operatrice sanitaria avvenuta nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Moscati di Avellino da parte di una donna al Triage.
Simili azioni sconsiderate vanno non solo a danno della persona che le subisce, ma colpiscono l’ordine a cui la Comunità civile deve attendere nella organizzazione dei suoi servizi essenziali.
Ognuno di noi, anche nei momenti di esasperazione, farebbe utile cosa se si chiedesse fino a che punto non abbia concorso alla tendenziale privatizzazione della Sanità, quindi alla carenza di personale medico e infermieristico, agli scarsi investimenti in tecnologia, alla sottrazione di posti letto ospedalieri, alle lunghissime liste di attese per ottenere visite specialistiche e esami strumentali. Le scelte elettorali pesano e non sono indifferenti, gravose in special modo chi non ha ricchezze.
Il Pronto Soccorso è struttura ospedaliera che accoglie le emergenze mediche, purtroppo oggi anche esigenze di cittadini collerici, che esasperati dalle inefficienze dei servizi territoriali, si portano nei pronto soccorso per accelerare iter diagnostici di ordine ambulatoriali. Nei Pronto Soccorso lavorano persone esasperate da turni di lavoro gravosi, dai ritmi incalzanti, spesso costretti a dare spiegazioni, interminabili, a richieste incongrue, al di fuori della sfera di emergenza. Eppure, solo per il pudore di tanti operatori, leggasi volontà di comprensione verso il cittadino, tante richieste di soccorso improprie non vengono selezionate come si dovrebbe, codici “bianchi”, a pagamento. E’ brutto dover scaricare sul cittadino le inefficienze del sistema, ancora più brutto però è il dover essere aggrediti sul lavoro, da inermi.
Noi cittadini dovremmo sapere che nei Pronto Soccorso, la “sosta” non deve superare le 8 ore; a tal proposito ci sarebbe da chiedersi perché l’Ospedale Moscati abbia “perso” oltre 200 posti letto, rispetto ai preventivati, perché sia stato chiuso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Solofra, e tante altre cose ancora.