Avellino, carnevale 2023 con la Zeza di Bellizzi Irpino.

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Questa mattina, presso la Sala Stampa del Comune, il sindaco, Gianluca Festa, la vice con delega al Turismo, Laura Nargi, e i referenti della “Zeza” di Bellizzi hanno presentato in conferenza stampa il programma delle iniziative organizzate in occasione del Carnevale.  La Zeza è una rappresentazione comico-farsesca tradizionale (una sorta di teatro di strada) che viene messa in scena a Bellizzi Irpino (anticamente Terra delle Bellezze) in occasione del Carnevale. Costituisce una tradizione dal forte radicamento identitario e dalle origini antiche.

“Noi, oltre a uno scontato contributo per aiutare concretamente un nostro patrimonio storico, siamo profondamente coinvolti da un appuntamento che rappresenta la storia del nostro Carnevale. Organizzare la Zeza non è semplice. C’è impegno e richiede prove faticose per non disperdere questo patrimonio e trasmettere questo coinvolgimento anche alle nuove generazioni. Ogni figura della Zeza è un attore protagonista. Già in passato abbiamo immaginato la presenza di un luogo fisico, con il Museo della Zeza. In questo senso abbiamo immaginato l’ex Municipio di Bellizzi. Avellino deve esportare questa bellezza oltre i confini locali. Una risorsa territoriale e anche un motivo di vanto. La provincia sarà sicuramente coinvolta in maniera gioiosa e suggestiva”, conclude il sindaco di Avellino, Gianluca Festa.

“Riproporremo il ballo della quadriglia che sarà il più bello della storia. Abbiamo riproposto la tradizione ma in chiave moderna. Siamo addolorati per la scomparsa di Celestino, che purtroppo non c’è più. Ringraziamo l’amministrazione comunale per aver patrocinato la nostra Zeza, perché senza le risorse questo patrimonio è destinato a morire e, fortunatamente, grazie all’impegno di tutti, questa storia va avanti”, afferma Ernesto Spartano.

Il significato della Zeza

La Zeza rappresenta il matrimonio di Porzia, figlia di Pulcinella e di Zeza, con don Zenobio, giovane medico calabrese e pretendente della ragazza. Geloso della figlia, Pulcinella non vuole concederla al pretendente, mentre la mamma Zeza, donna smaliziata e ruffiana, ha già chiaro il progetto matrimoniale per sistemare la figlia e cerca di convincere il marito.

Dopo uno scontro fisico tra il padre della ragazza e il pretendente, Pulcinella viene ferito da Don Zenobio, ma viene soccorso e guarito dallo stesso dietro la promessa di concedergli la figlia, permettendo alla coppia di celebrare il matrimonio. Matrimonio che si conclude con il ballo di un’esplosiva e coreografica quadriglia ballata dai diversi personaggi.

I personaggi della Zeza

Oltre ai quattro protagonisti principali che abbiamo visto, la storia include anche altri personaggi, come:

  • Geronimo, il pescatore;
  • Cosetta, la fioraia;
  • Don Bartolo, il giardiniere che usa la tipica scaletta retraibile per fare una questua;
  • I cacciatori, che imbracciano un finto fucile per sparare, a sorpresa, la “polvere” (borotalco) a chiunque si trovi sotto tiro.

Come si svolge la Zeza

Nella tradizione di Bellizzi, è molto importante la figura del Capozeza, che organizza la Zeza, sceglie gli attori e dà i comandi della quadriglia finale.

La rappresentazione è cantata e recitata. Oggi, si basa su un testo scritto ricavato dalla tradizione orale, ma conserva alcune forme di improvvisazione ed è accompagnata da una banda.

Gli Zezaiuoli

Gli Zezaiuoli sono uomini che interpretano dei ruoli femminili; questa usanza trae origine da un’epoca passata, in cui alle donne non era permesso recitare in manifestazioni pubbliche. Si truccano in modo accentuato e si travestono riproducendo vistosi attributi femminili tramite imbottiture.

Indossano costumi ricchi ed elaborati, realizzati dalle donne del paese e tramandati di generazione in generazione. Gli abiti richiamano uno stile ottocentesco borghese, del quale la Zeza rappresenta una parodia. Inoltre, si agghindano con ornamenti vari come gioielli, collane, scialli, parrucche e guanti.

Il Carnevale della Zeza

Il Carnevale prevede una sfilata per le strade del paese con la banda. Il corteo, poi, si ferma nelle piazze e strade principali per cantare la canzone di Zeza.

La rappresentazione viene eseguita più volte nel corso della giornata e in più luoghi del paese. Nella Zeza, si susseguono i vari personaggi in modo da fare esibire, a turno, tutti gli attori. A volte, la Zeza viene inscenata anche in spazi privati, come cortili o anche aie in aperta campagna, dietro espressa richiesta dei padroni di casa. Generalmente, questi ultimi offrono un rinfresco ai presenti al temine della performance.

Alla fine della rappresentazione, viene realizzata una grande Quadriglia guidata dal Capozeza che coinvolge tutti i personaggi in una danza scandita da specifici movimenti e segnali di comando. Ogni personaggio ha il proprio carattere che i singoli attori devono interpretare secondo la loro indole e doti personali.

In generale, si privilegiano mimica e gestualità, molto marcate e curate, rispetto al canto. La rappresentazione non viene concepita come uno spettacolo per i presenti, bensì come una vera e propria scena rituale che si sviluppa internamente al gruppo dei quattro attori, stabilendo una comunicazione solo tra di loro. Ciononostante, il pubblico si dispone in cerchio per godere dell’esibizione.

Le origini della Zeza

Le origini della Zeza risalgono presumibilmente al ‘600 e sono documentate nel “Nuovo e redeculuso contrasto de matremmonio mperzona di Don Nicola pacchesecche e Tolla Cetrulo, figlia de Zeza e Polecenella”. Si tratta di un componimento anonimo risalente al ‘700.

Esso viene citato da Benedetto Croce ne “I teatri di Napoli” (1891), partendo da un testo di Pietro Martorana. Ancor prima, se ne parla nel 1853 in “Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti” di Francesco de Bourcard. Tuttavia, già nel ‘600, Giovan Battista Basile aveva scritto di “Zeza sciancata” nel suo Pentamerone.

In ogni caso, secondo alcune fonti, la Zeza comparirebbe per la prima volta a Napoli, per poi diffondersi in provincia. Altre, invece, vogliono questa manifestazione folkloristica sia nata ad Avellino e, in seguito, si sia diffusa nel Regno e nella città di Napoli.