Celebrazione eucaristica sulla sommità del monte Mutria

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Il suggestivo borgo di Cusano Mutri, già a partire dall’onomastica, manifesta il suo inscindibile legame con un colosso geologico millenario che troneggia imponente sull’intera vallata: il paesino sannita sorge, invero, alle falde del monte Mutria, alto ben 1823 metri sul livello del mare. A dispetto di ragioni genetiche e morfologiche, la relazione che intercorre tra le due località è talmente solida da poter considerare la montagna un alter ego del paese stesso. I due sono, difatti, indissolubilmente associati anche a livello visivo: l’immagine stessa di Cusano rimanda, in qualche modo, a quel suo ancestrale guardiano e viceversa. È come se l’uno perdesse di senso privato dell’altro, entrambi protagonisti di un completamento vicendevole. Non è un’esagerazione affermare che il monte Mutria rappresenta l’anima di Cusano, deve essere così se per circa 4000 persone quella forma sinuosa che si staglia sull’orizzonte “escludendone il guardo” significa casa, significa protezione. Ciò si comprende a maggior ragione se si pensa che sulla sua cima, da trenta anni esatti, una statua di Sant’Antonio collocata in una cappellina si affaccia sulla valle vegliando su ciascuno degli abitanti del paesino. È a partire dalla sua installazione che, nella settimana successiva alla seconda domenica del mese di agosto (in precedenza dedicata ai festeggiamenti in onore del Santo), si tiene una celebrazione eucaristica accanto alla cappella. Si tratta di un’occasione profondamente sentita da tutti i cusanesi che spesso rinunciano ad impegni mattutini per raggiungere la sommità della familiare montagna neppure con troppa facilità dovendo affrontare ripidi sentieri rocciosi e passi boschivi. La scalata delle pendici del monte che ha come meta l’adorata statuina è uno di quei momenti in cui si rivendica spirito di appartenenza, in cui si vive il proprio paese nella sua essenza più profonda. E ciò accade anche se non si è di Cusano poiché lassù si gode iperbolicamente di uno sguardo sull’intero orizzonte, si vive la religione come ideale di fratellanza e di aggregazione, passo dopo passo si è protagonisti di una progressiva immersione nella natura e di un abbandono da parte delle preoccupazioni; gradualmente le distanze sembrano accorciarsi e i confini crollare, si è pervasi da un sentimento di comunanza nei confronti di chiunque altro si accinga a percorrere quei sentieri impervi: ci si sente, in poche parole, cittadini del mondo. Il momento della celebrazione, in particolare, è l’apoteosi di tale processo: cielo e terra sembrano fondersi grazie al contatto con l’erba e il sole, talvolta intenso, sembra congelare il tempo in un infinito istante. Dunque, i panorami mozzafiato che si possono ammirare e di cui ci si sente parte e il momento di convivialità previsto alla discesa sono solo la più piccola parte attrattiva di tale evento che ha, di certo, del mistico e dello straordinario.