MANAUS – I media di Sua Maestà l’avevano ribattezzata “la guerra della giungla”. Ebbene, la guerra della giungla è nostra.
Un’Italia corta e accorta, organizzata e preparata anche dal punto di vista fisico, pronta a soffrire e afar male, ha ragione di un’Inghilterra sprintosa, pericolosa ma poco cinica. E il nesso, probabilmente, è tutto a centrocampo. Si era parlato per giorni delle condizioni climatiche che avrebbero accolto le due squadre a Manaus, capitale dell’Amazzonia. A conti fatti, Prandelli sembra averle tenute in debita considerazione, mentre Hdgson addirittura sottovalutate. Già, perché piazzare due soli centrocampisti centrali vuol dire ammazzarli di fatica. Gli Azzurro ne schierano tre: De Rossi, che in fase difensiva scala in retroguardia, Verratti e Pirlo: e scusate se è poco.
In questo modo, a correre è la sfera, e d’altronde si tratta di uno dei primi insegnamenti che si prova a dare nelle scuole calcio. Il forfait annunciato di De Sciglio induce Prandelli ad inserire Paletta al centro e spostare Chiellini a sinistra. Una mossa che ai più, visti i primi minuti di sofferenza contro Sterling, pare azzardata. Ma il Ct c’aveva vito giusto. Il suo disegno prevedeva di bloccare la fascia sinistra con il fisico e la velocità dello juventino, per dare al contempo spazio e tempi d’inserimento, sulla destra, ad un Darmian in forma strepitosa. Il terzino del Toro è abile a sfruttare anche la scarsissima vena (leggi: voglia) di Rooney di ripiegare in fase difensiva, e con Candreva riesce sempre, puntualmente, a trovarsi in superiorità contro il povero Baines. La rete decisiva, segnata da Balotelli con un preciso colpo di testa, nasce proprio da un’azione simile e da una ottima finta dell’esterno laziale.
Gli Azzurri, tuttavia, qualche limite lo hanno palesato. Specie in difesa. E’ lì che Prandelli dovrà lavorare maggiormente. Paletta, troppo lento, si fa ingoiare continuamente dai velocissimi esterni inglesi e da uno Sturridge che viaggia al dooppio della sua andatura. Dopo ilnostro vantaggio firmato Marchisio (rasoiata fulminante dai venticinque metri), l’Inghilterra ha il grande merito di mettere in campo una reazione arrabbiata, orgogliosa. L’Italia sbanda subito, e il pari non è che la naturale conseguenza. Difetto da correggere, e di cui probabilmente Prandelli parla ai ragazzi nell’intervallo. Dopo il nostro secondo vantaggio, infatti, gli inglesi provano di nuovo a farci subito male, ma i nostri resistono con coraggio e carattere, sfiorando in alcune occasioni la terza segnatura.
A conti fatti, insomma, si può dire che siamo stati paradossalmente fortunati a pescare un esordio così duro. Nessun pericolo di sottovalutazione dell’avversario, grande applicazione, concentrazione e spirito di sacrificio. Chi ha pescato quella che sembrava la Cenerentola del girone è tornato a casa a capo chino e con tre schiaffi in faccia.