I libri da leggere almeno una volta nella vita.

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Ci sono dei libri che, si sa, non si può fare a meno di aver letto. Stilare una lista dei migliori libri è un lavoro assai difficile, ma in questo articolo possiamo citare quelle che sono, statisticamente e con un piccolo cenno al mio gusto personale, delle letture imprescindibili. Quei libri che, indipendentemente dall’epoca o dal periodo in cui sono stati scritti, meritano, almeno una volta di essere sfogliati.

Veniamo alle “liste” che tanto spopolano sul web, ciascuna quando viene redatta ha una sua logica, c’è chi le fa per genere, chi per periodo, possiamo trovarne centinaia ognuna che segua un suo criterio.

Nella presente mi soffermerò sui romanzi che soggettivamente ed oggettivamente meritano di appartenere a tale classifica. Saranno citati per lo più romanzi classici, quelli definiti “macigni” da leggere, – lunghi, con trame intricate, e che forse è anomalo inserire in un elenco di questo tipo, – ma per cui vale sempre la pena mettersi alla prova.  Calvino scrisse che un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire, ed io penso che sia esattamente così; portano con sé la traccia di eventi e temi sempre attuali. Eco li definisce invece sopravvissuti perché giunti fino a noi. Ci riportano quello che per noi è il passato, ma sono del tutto aderenti al tempo contemporaneo e proiettati nel futuro.

Anna Karenina, Lev Tolstoj.

Un romanzo senza tempo, che inculca tanta saggezza da diffondere agli amanti moderni. Mette in guardia dall’idealizzare un partner, alle insidie e alla difficoltà del matrimonio e all’importanza della comunicazione.

 

Frankenstein, Mary Shelley.

Il romanzo più attuale che si abbia, che porta con sé un grande tema, quello in cui la società modifica il vero essere del “mostro”, in questo caso, per pregiudizi basati solo sull’estetica. Mary Shelley ha visto qualcuno che, per sete di sapere, non ha saputo sottrarsi alla vita predisposta per lui, e forse ha visto se stessa, appena 18enne sull’orlo della grandezza.

 

Don Chisciotte, Miguel De Cervantes.

Ci insegna che è inutile combattere contro i mulini a vento, ci invita a scegliere solo le battaglie che vale la pena combattere e ad indirizzare al meglio le nostre energie. Inoltre, è segno di irriducibilità, ci insegna che cadere non significa perdere.

 

Madame Bovary, Gustave Flaubert.

Evidenziata la figura di Madame Bovary una donna intraprendente e contraria alle regole della società maschilista a cui appartiene. Lo scrittore, attraverso la figura di Emma, condanna la tendenza a evadere la realtà privilegiando l’illusione, quando questa è inadeguata.

 

Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

La morale, famosa, del testo ci dice che tutto deve cambiare perché tutto resti come prima. Cioè se tutto cambia esteriormente, tutto rimane com’è; se tutto rimane com’è, tutto può cambiare interiormente.

 

Il giardino dei Finzi Contini, Giorgio Bassani.

Tra i primi romanzi italiani a parlare delle Leggi razziali del 1938 e della deportazione degli ebrei, temi che l’Italia aveva rimosso fino agli anni Sessanta.

 

Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen.

Il tema di questo capolavoro ci insegna che l’amore non si misura in base al patrimonio e ci invita a non soffermarci alle apparenze.

 

Il Processo, Franz Kafka.

Tra i romanzi più suggestivi ed enigmatici del Novecento. Antieroe moderno ed emblema dell’angosciosa condizione dell’uomo oppresso da un potere implacabile, condannato all’esilio dal mondo della verità e della grazia.

 

Grandi Speranze, Charles Dickens.

Opera di grande approfondimento psicologico. Il romanzo ruota attorno alla figura del protagonista abbagliato dalle “grandi speranze” che sembrano a lui riservate, e che, vedrà svanire una dopo l’altra, lasciando solo una tragica disillusione.

Il resto di niente, Enzo Striano.

La Napoli di fine Settecento, capitale di un grande regno e centro di cultura, con la sua struggente bellezza e le sue contraddizioni fa da sfondo all’intero romanzo, dove il focus è la parabola di donna e di rivoluzionaria.