Finalmente arriva un volume, piccolo nelle forme, che rende giustizia al Rione scomparso della Fratta di Grottaminarda (Tonino Capaldo, Grottaminarda. La Fratta. Un Rione scomparso. Grottaminarda, stampato in proprio, 2023). L’opera nasce dalla penna di Tonino Capaldo, docente in pensione di Materie letterarie nelle Scuole Medie Statali e noto ampiamente per i suoi studi storici, linguistici e letterari e per i suoi componimenti poetici.
Il volume, donato agli ex e ai nuovi allievi, agli amici e agli abitanti del rione, non è soltanto un testo storico ma è un testo sociale e rivoluzionario (nel senso che vuole scuotere le menti e i cuori) che racconta cosa è stato il Rione Fratta di Grottaminarda.
Chi lo legge non troverà tutte le fasi storiche del Rione, considerato il primo nucleo abitato di Grottaminarda, ma una serie d’informazioni utili alla comprensione storica e sociale dello stesso.
Il volume potrebbe essere quasi diviso in tre parti principali: una parte storica, dove sono citate o riportate varie testimonianze storiche, ben puntualizzate e che il lettore può recuperare per ampliare il discorso o utilizzare per le sue riflessioni.
Una parte più scientifica o “analitica” – “sociale” è dedicata alle schede del 10° censimento generale della popolazione del 15 ottobre 1961.
Capaldo, analizzando i 303 fogli di famiglia che comprendevano il Rione Fratta, riporta vari prospetti generali relativi alle case abitate, alla popolazione residente e non, all’alfabetizzazione, alle professioni svolte. Chiude questa parte l’elenco completo dei capifamiglia residenti nel Rione. Ecco allora che questa parte diventa una fotografia specifica e dettagliata del rione scomparso.
La scelta dell’analisi di questo censimento non è casuale, ma è intenzionale. Questo censimento è l’ultimo dove il Rione Fratta è ancora abitato e vissuto, e dove il rione è al suo massimo sviluppo demografico. Già negli anni successivi, dopo il terremoto del 21 agosto 1962, il rione inizierà a spopolarsi.
La terza e ultima parte è dedicata alle testimonianze fotografiche. Quarantotto fotografie, tutte realizzate nel luglio 1985, lungo un percorso ben definito, che raccontano la distruzione dell’identità di una comunità. Non c’è un prima e un dopo, ma solo un durante, quando qualcosa si poteva ancora fare.
Questa di Capaldo è una ricerca lunga e sofferta, realizzata in vari momenti e in epoche diverse, che si chiude ora, lasciando numerosi quesiti.
Tre di questi ci vengono “gettati” addosso dallo stesso Capaldo nella prefazione:
Come è possibile che una comunità si disgreghi e perda la sua identità?
Come è possibile che un intero quartiere scompaia per sempre anche nelle sue forme costruttive /abitative caratteristiche?
È possibile che tutto sia successo perché doveva succedere e che non si poteva fare nulla per impedirlo?
Nel volume, volontariamente, non si fa riferimento a nessun nominativo o forza politica. Non sono indicati “colpevoli”, perché la colpa non è di un solo gruppo di individui ma il frutto di numerose e molteplici scelte sbagliate, che iniziano proprio con il terremoto del 1962 .