Italicum alla Camera: niente preferenze né alternanza di genere

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ROMA – Smentendo quello che la presidente Boldrini aveva accoratamente raccomandato, nella tarda serata di ieri l’Aula di Montecitorio ha votato contro l’introduzione delle preferenze nella legge elettorale e contro l’alternanza di genere nell’espressione di due voti di preferenza. 

Bocciato, dunque, l’emendamento a firma del capogruppo del Misto, Pino Pisicchio, appoggiato anche da Lega, Sel, FdI e PI. Il Movimento 5 Stelle, con Fabiana Dadone, si era espresso in favore “almeno dell’apertura di un dibattito”. Il testo dell’emendamento presentato da Pisicchio recitava così: “Si possono esprimere fino a due voti di preferenza e, nel caso in cui vengano espressi entrambi, essi devono riguardare due candidati di sesso diverso compresi nella stessa lista, pena l’annullamento del voto di preferenza”. A favore hanno votato in 236, i contrari sono stati 278. Circa quaranta voti di scarto, quindi: un niente, nonostante le richieste di voto segreto avanzate da Migliore e dallo stesso capogruppo di PI.

Da agiungere che durante la discussione si era creato un fronte assolutamente bipartisan di donne favorevoli all’introduzione della norma sull’alternanza di genere e di una soglia di almeno il 50% di donne capolista. La Camera ha inoltre approvato un emendamento, a firma Massimo Parisi, deputato di Forza Italia vicino a Denis Verdini, che tende ad ostacolare le liste civetta ma favorsice Forza Sud, cioè un’eventuale lista collegata con Forza Italia che dovrebbe presentarsi nelle regioni del Mezzogiorno. In questo senso, è stato modificato il testo varato dalla Commissione (che prevedeva che ai fini del conteggio dei voti di una coalizione fossero escluse le liste che non si presentavano “in almeno un quarto dei collegi plurinominali”): l’emendamento approvato ammette anche i partiti che si presentano in meno di un quarto dei collegi, purché superino la soglia nazionale del 4,5%, soglia che poi consente l’accesso al riparto dei seggi.