Renzi, le nomine e la quasi-svolta rosa

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Tre nomi e una rivoluzione. È la svolta “rosa” di Renzi, anche se c’è chi parla già di un cambiamento a metà. Con la sola eccezione della riconferma della presidenza di Finmeccanica a De Gennaro, il presidente del Consiglio rinnova i vertici di tre grandi colossi statali quali Eni, Poste Italiane ed Enel. Fin qui tutto normale, della serie “morto un papa se ne fa un altro”, se non fosse per le nomine “rosa” del capo del governo.

A far parlare di svolta, cambiamento e addirittura di rivoluzione, quasi come se ci fossimo dimenticati di vivere nell’ultramodernità, è la scelta di Renzi di affidare la presidenza degli Enti pubblici all’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia (Eni), alla consigliera di amministrazione della Rai Luisa Todini (Poste Italiane) e alla manager Patrizia Grieco (Enel). C’è, però, chi guarda alle nomine con rammarico, insinuando che si possa trattare di un’astuta strategia politica e chi ancora sfiducia apertamente la svolta a partire dalla svalutazione del peso assunto dal presidente di un Ente pubblico di tale importanza. Sì, perché, secondo lingue indiscrete, non sarebbe un caso che nei tre colossi statali il ruolo di presidente sia stato assegnato proprio a delle donne, mentre l’incarico di amministratore delegato, una posizione manageriale di non poco conto, resti ancora fermamente in mani maschili. È infatti da qui che si sviluppa la critica della “quasi svolta” dei più cinici.

Ma, valicando le più spietate insinuazioni, resta il fatto che se di cambiamento si vuol proprio parlare – e a riguardo  il gentil sesso storce il naso -, lo si possa fare con una poco velata nota femminista. Finalmente anche le donne ai vertici!