La storia dell’Eternit. Tra i più gravi disastri ambientali italiani.

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“Eternit” fa riferimento a quel materiale, che fino agli anni Sessanta, venne ritenuto indispensabile, nel campo dell’edilizia, per le sue proprietà. Da esso prendeva il nome lo stabilimento, che si occupò della sua produzione, il più grande presso Casale Monferrato. Luogo in cui è stata compromessa la salute di molti abitanti. Ludwig Hatschek ebbe l’idea di mescolare le fibre di questo materiale con il cemento; brevettando cosi il cemento-amianto.
Nello stabilimento di Casale Monferrato la produzione si concentrò inizialmente sulle coperture, per poi proseguire con tubi a pressione, utilizzati per la costruzione della rete idrica. Pochi anni dopo, vengono prodotte le prime lastre ondulate per la realizzazione dei tetti dei capannoni. Grazie al basso costo di questo materiale e alle sue funzionalità ebbe un vero successo; tant’è che l’Italia ne divenne il secondo Paese produttore a livello mondiale. Questo materiale venne utilizzato anche per le coperture di scuole ed asili e per elementi di design, diffondendosi cosi in tutto il Paese.

La Eternit divenne di proprietà belga, poi svizzera. Pian piano agli albori del Sessanta emersero le rovinose condizioni di lavoro a cui erano sottoposti gli operai. In seguito, iniziarono ad emergere problematiche legate a casi di malattie polmonari contratte dalle polveri di chi lavorava in quelle fabbriche. Il rischio era esteso anche a tutti i familiari, “infettati” dalle polveri attaccate ai vestiti. Queste dopo essere state inalate, provocarono infiammazioni, quali spesso evolsero in tumori; Ad esempio, il mesotelioma, che progredisce molto lentamente, motivo per cui, ancora oggi si continua a morire di questa patologia.
Le vittime furono quasi 400, l’utilizzo di questo materiale in Italia venne vietato dal ’92, ma i tempi di bonifica si rivelarono lunghi e costosi. Inoltre si tennero numerosi processi. L’ultimo dei quali, a giugno 2023, che sfociò nella condanna del proprietario Stephan Schmidheiny.