Un pesce d’aprile da 40mila euro

229

Un pesce d’aprile come questo, a dir poco perfetto ed esilarante nella sua assurdità, prima d’ora non si era mai sentito. Nemmeno frugando negli archivi degli scherzi più bizzarri si era vista mai una bufala di tali dimensioni.

Ma, questa volta, per una grassa risata non c’è bisogno di andare troppo lontano, attraversare oceani e finire all’altro capo del mondo, perchè si gioca in casa con una farsa inscenata nella Roma bene e che va avanti da mesi. Continua l’inchiesta sul giro di prostituzione minorile dei Parioli, continuano a spuntare nomi di illustri clienti coinvolti, finora una cinquantina, e, anziché assistere alla pronuncia di un’integerrima pena nei loro confronti, per la serie “rinchiudere e gettare via la chiave”, apprendiamo sconcertati tutt’altra sentenza. È di ieri la notizia che per uscire il prima possibile dall’inchiesta e senza alcun processo pubblico dieci clienti delle due baby prostitute avrebbero richiesto un patteggiamento con i pubblici ministeri.

Gli habituè dei Parioli punterebbero al pagamento di una pena pecunaria di 40 mila euro o a scontare cinque brevissimi mesi e dieci giorni di carcere o in ultimo alla libertà vigilata, pur di lavarsi le mani e uscire puliti da questa storia. Così oltre il danno la beffa. Per le minorenni, sia chiaro! E beffa anche  per noi comuni mortali che ci illudiamo che il mondo dei potenti sia tutto rose e fiori grazie alla “pecunia”. Ma la dignità di un uomo, soprattutto del più debole, e il senso di colpa, al quale sempre più spesso si pensa di rimediare con il denaro, che fino hanno fatto oggi?