Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha rilasciato un’ intervista al programma «Overshoot» su Radio Radicale, nella quale ha ribadito più volte che si parla poco di come affrontare un’ eventuale eruzione : «Se l’eruzione ci coglie di sorpresa dovremmo poter sapere cosa fare e come aiutare la gente, ma tutto questo oggi, semplicemente, non è stato previsto».
Il piano della protezione civile è di attuare due evacuazioni, una rossa e una gialla, la prima obbligatoria, la seconda solo se è necessario, nel caso scatti l’allarme 72 ore prima. I rischi possono essere un paio: un possibile falso allarme o un ritardo non scusabile. L’evacuazione sarà effettuata attraverso i percorsi stradali principali o in nave, treno o pullman.
Mastrolorenzo sottolinea il problema più importante: «Da parte delle autorità si pone molto l’accento sul rischio sismico, ma nei Campi Flegrei la sismicità non è mai stata particolarmente violenta, mentre il problema vero riguarda il fatto che le scosse attuali possono essere già i precursori dell’eruzione, che potrebbe essere una super eruzione».
L’alternativa del vulcanologo sarebbe quella di abbandonare l’approccio probabilistico e adottare quello deterministico, ovvero mettersi in condizione di elaborare un piano che preveda l’allontanamento della popolazione anche durante una fase eruttiva già iniziata.
Questa per il ricercatore è l’ipotesi più probabile , consigliando vie di fuga radiali e non tangenziali: «Se l’eruzione ci coglie di sorpresa dovremmo poter sapere cosa fare e come aiutare la gente, ma tutto questo oggi semplicemente non è stato previsto».
72 anni fa l’ultima eruzione del Vesuvio, un evento da ricordare e la sua storia eruttiva viene raccontata dal direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe Imbò: “L’eruzione iniziò con piccole esplosioni e colate di lava che superarono il dislivello del Monte Somma e si diressero a Nord mentre scorie e lapilli vennero spinti fino ad un’altezza di circa 100 m.”. C’erano fontane di lava che di notte assunsero contorni spettacolari tanto che a Napoli la popolazione rimase di notte alzata a vedere i bagliori. Tutto questo trasportò scorie e lapilli in direzione sud-est, sulle cittadine di Angri, Pagani, Scafati, Nocera risparmiando Napoli dalla cenere. Susseguirono le esplosioni e continuarono , scosse telluriche connesse alla degassazione del magma in prossimità della bocca effusiva, con conseguenti esplosioni nel condotto che provocarono onde sismiche nel terreno. Le vittime furono 26 e 12 mila evacuati con paesi ricoperti da uno spesso strato di cenere o da metri di colate laviche e campagne distrutte. Il Vesuvio, quindi, è un vulcano in cui l’attività esplosiva, soprattutto a seguito di lunghi periodi quiescenti, non è mai mancata.
Video rarissimo: l’eruzione del Vesuvio del 1944 https://youtu.be/i2prf2HNfSg