Stranieri alla guida di mezzi pubblici, ora si può: abolito regio decreto del 1931

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ROMA – E’ ufficiale: d’ora in avanti gli stranieri potranno guidare gli autobus pubblici. E’ stato abrogato infatti un Regio Decreto, risalente al 1931, che impediva l’assunzione di personale non italiano nelle imprese di trasporto pubblico.

Il caso era scoppiato nel 2009, quando ad  un giovane marocchino, regolarmente residente a Milano e diplomato presso un istituto professionale, fu rifiutato l’impiego presso l’Azienda Trasporti Milanese, in quanto sprovvisto di cittadinanza. Inoltre, l’azienda si difese ritenendo inopportuno affidare ad un marocchino un servizio “particolarmente esposto a rischio attentati”. Molte aziende di trasporto continuavano a prestare fede a tale norma, nonostante in ambiente giuridico venisse già considerata discriminatoria e dunque formalmente abrogata.

Il provvedimento è contenuto nel decreto che entrerà in vigore il prossimo 6 aprile, con il quale si attuerà la direttiva europea 2011/98. Infatti “l’idea di una riserva di posti di lavoro non è compatibile con il diritto europeo. Le restrizioni sono giustificate da un concetto anacronistico, che richiama appunto il Regio decreto del 1931: la cittadinanza italiana sarebbe infatti la condizione necessaria per immedesimarsi nel bene collettivo dello Stato e garantire l’imparzialità e la fedeltà del dipendente e il buon funzionamento della pubblica amministrazione. Da allora però la nozione di lavoro pubblico è cambiata, anzi per i trasporti è regolata persino da un contratto privato”, spiega Alberto Guariso, l’avvocato del Asgi, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. L’importante è saper guidare bene ed essere un lavoratore diligente, insomma.

Il decreto prevede altre novità in materia di immigrazione: si avranno tempi più lunghi ma procedure più chiare per il rinnovo dei permessi e le domande per i permessi di lavoro saranno esaminate solo se ci saranno ancora quote disponibili. L’Asgi si ritiene soddisfatta per questa conquista, ma chiede che la parità di accesso sia estesa a tutto il mondo del lavoro, soprattutto nell’ambito del pubblico impiego.