ROMA – Ormai sembra che i dati negativi si inseguano. Quello di oggi parla di un’Italia in deflazione dopo ben cinquant’anni.
Era dal 1959, infatti, che non si aveva un dato del genere. Allora, però, il Paese registrava un alto tasso di crescita, e si era in pieno boom economico. E’ l’Istat a comunicare il dato: mezzo secolo fa, la variazione dei prezzi risultò negativa dell’1,1%. Nel mese in corso, invece, l’indice dei prezzi al consumo misurato dall’istituto di statistica ha segnato un meno 0,1%. Contemporaneamente, viene diffuso il dato relativo al decremento del Pil italiano nel secondo trimestre: meno 0,2%. Numeri che confermano la recessione, dice l’Istat.
Il calo congiunturale del pil italiano nel secondo trimestre deriva dal contributo negativo di domanda estera netta (differenza tra export e import) e investimenti (diminuiti in tre mesi dello 0,9%), solo parzialmente bilanciato dal contributo positivo arrivato invece dai consumi delle famiglie. Negativi anche i dati relativi alla disoccupazione, che arriva al 12,6%, in aumento dello 0,3% su giugno e dello 0,5% su base annua. Nel solo mese di luglio, gli occupati sono calati di 35mila unità: poco più di mille al giorno. Unico dato in calo è quello relativo alla disoccupazione giovanile: “La quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca – afferma l’Istat – e’ pari al 42,9%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 2,9 punti nel confronto tendenziale”.