Montevergine, ex base Nato: vent’anni di segreti

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Non una semplice base: Montevergine era uno snodo dell’Operazione Gladio (l’Irpinia e la Guerra Fredda, vicenda sospesa a metà strada tra la storia e il mito.)
Si sono fatte tante ipotesi tra cui quella che fosse la sede di operazioni segrete, pianificate nell’ambito della strategia statunitense di contrasto alla minaccia sovietica, operazioni condotte nel quadro della rete denominata “Gladio”.

Parlare del tunnel di Montevergine, significa parlare nel bene o nel male della base NATO che, come tutte quelle presenti sul suolo Italiano durante gli anni bui della Guerra Fredda, non servivano solo a fronteggiare un eventuale attacco del blocco sovietico e a limitare la spesa militare nazionale a vataggio della crescita economica.

Montevergine è un’area molto suggestiva con paesaggi mozzafiato. Da qui si può vedere tutto il Golfo di Napoli e le sue isole. Per chi ha avuto il piacere, è qualcosa da far brillare gli occhi. Ricca di storia, con il Santuario di Mamma Schiavona che sopravvive dal medioevo, è certamente accattivante e merita una visita, magari mangiando le tipiche castagne del prete.
Pezzi inconsapevoli di memoria che meritano di essere ricostruiti, strutture militari semiabbandonate tra il Santuario e il Campo Maggiore: dormitori, vecchi uffici dismessi e abbandonati, una caserma certo mal curata ma a quanto pare ancora funzionante, centinaia di antenne: chissa che funzione hanno svolto e un tunnel con tubi valvole e manometri. Chi ha vissuto quegli anni ha probabilmente accettato tutto ciò.