Oggi è la giornata internazionale per l’elimininazione della violenza contro le donne: solo un giorno in più, un’occasione in più per rinnovare l’attenzione e denunciare un fenomeno che con il passar del tempo diviene sempre più critico. Tante, troppe le parole che si spendono quotidianamente su questo tema in una società sostanzialmente ancora troppo maschilista. Ancora pochi però sono i fatti, a dimostrazione di quanto le parole siano spesso destinate a rimanere tali.
La violenza sulle donne è un flagello mondiale, così come definita dall’ONU; un fenomeno barbarico che ha raggiunto dimensioni preoccupanti. Sappiamo, ma è sempre bene ribadire, che la violenza va punita non solo quando si presenta sotto le forme più brutali e disumane, ma anche quando assume l’aspetto del ricatto morale, della vessazione psicologica, della minaccia e della persecuzione intesa in tutte le sue forme.
Il particolare momento storico che stiamo attraversando a causa dell’emergenza sanitaria in corso, non ha che aggravato la situazione. Il lockdown, infatti, è stato un “acceleratore” della violenza tra le mura domestiche: la convivenza forzata ha rappresentato una trappola per le tante vittime, costrette in casa insieme ai loro carnefici.
La strada da fare in materia di diritti umani delle donne e violenza sembra essere ancora tanto lunga, forse troppa.
Al centro delle polemiche in questi ultimi giorni c’è il caso Genovese, l’imprenditore digitale che ha trasformato le feste sulla sua Terrazza Sentimento in un vero orrore. Un orrore reso ancora più brutale dalla doppia violenza che si è trovata a dover subire la vittima, costretta a giustificarsi, dare spiegazioni o comunque sentirsi attaccata dai media o dagli stessi inquirenti alla ricerca di un qualche tipo di attenuante o di giustificazione. Non solo il trauma fisico e psicologico della violenza sessuale, ma anche la violenza delle persone pronte a giudicare e a puntare il dito: una ragazza che è stata “colpita” due volte.
Questa vicenda dai contorni inquietanti è solo uno tra i tanti episodi di violenza che dovrebbe essere per noi spunto di riflessione su un fenomeno che rappresenta spesso non solo la volontà di “eliminare” fisicamente la donna, ma anche di annullarne l’identità.