Se il terrore è rappresentato anche dai bambini

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10 anni e non sentirli. 10 anni e già un’accusa da giustiziere. È l’ultima crudele trovata dei jihadisti, è il triste resoconto del nuovo video shock dell’Isis, in cui un bambino con pantaloni mimetici, maglia nera e pistola, dopo aver invocato Allah, fredda senza esitazione alcuna e, forse, con intimo orgoglio per aver fatto una cosa solitamente riservata ai grandi, due presunte spie russe.

Dov’è finito Pinocchio, dove le fiabe, i giochini e le genuine fantasie dei più piccoli? Forse per loro non ci sono mai state. Forse per i bimbi kazaki il gioco più ambito è imparare ad usare un kalashnikov e combattere gli infedeli. Figli di un’educazione all’odio sono il futuro di una strategia del terrore pianificata dalla Jihad che sta scuotendo il mondo intero, prima con le esecuzioni  delle tute arancio, poi con l’attentato a Parigi e le minacce nei confronti di Roma, cuore della cristianità. Rappresentano quindi la nuova generazione di combattenti. Li chiamano “cuccioli di leone del califfato”, piccoli boia che reclutati e addestrati all’azione bellica sono usati per la propaganda mediatica dell’Isis, condotta in nome di Allah per il pentimento degli eretici occidentali. Agghiacciante.

Una pratica atroce che fa accapponare la pelle e che mostra la crudeltà di un movimento pseudo-religioso disposto a tutto – e questo tutto ha una valenza sconfinata, come testimoniato dal reclutamento infantile, inneggiato a ultima frontiera jihadista – pur di imporsi nel mondo. Una sconcertante verità che sfiora l’inverosimile.