Istituto Luce: novant’anni di storia e non sentirli

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L’Istituto Luce, L’Unione Cinematografica Educativa, ieri ha spento ufficialmente le sue novanta candeline con l’apertura della mostra “Luce. L’immaginario italiano” nel Complesso del Vittoriano di Roma.

Novant’anni di storia, la nostra, di immagini in bianco e nero, di affreschi di persone comuni e di grandi personaggi, novant’anni racchiusi in kilometri di pellicole che mettono a nudo il “bel Paese”. È l’Italia della Grande Guerra, messa in ginocchio da falsi idealismi, è l’Italia di Mussolini, che fece di Luce un potente strumento di propaganda fascista, è soprattutto l’Italia dei tanti contadini e operai dal volto pulito, bruciato dal sole.  Questi affascinanti pezzi di memoria, deposito di segreti, sogni, speranze, paure, sono l’autoritratto di un Paese in continua evoluzione, sono soprattutto il riflesso delle coscienze e lo specchio dell’anima di un popolo, quello italiano.

Infatti, proprio come un grande archivio dell’immenso patrimonio storico e culturale d’Italia Luce racconta, celebra, ricorda la nostra vita, restituendo alla memoria immagini ufficiali e convenzionali, ma anche i retroscena di un Paese, racchiusi negli scatti imbarazzanti e goffi dei suoi protagonisti, perché come diceva qualcuno “la cinematografia è l’arte più forte”. E forse questo qualcuno non si sbagliava, se ripensiamo a quel che resta dei nostri ultimi novant’anni.