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Strage di Nassiriya
Nel mese di marzo 2003 iniziò l’operazione Iraqi Freedom (OIF), o seconda guerra del Golfo, da parte di una coalizione composta principalmente degli eserciti britannico e statunitense. Il 1º maggio 2003 la guerra finì ufficialmente, anche se di fatto gli eserciti stranieri non riuscirono mai a stabilire il controllo pieno del territorio, subendo dure perdite dovute ad attacchi ricorrenti.
La risoluzione ONU 1483 del 22 maggio 2003 approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite invitò tutti gli Stati a contribuire alla rinascita dell’Iraq, favorendo la sicurezza del popolo iracheno e lo sviluppo della nazione.
Perché l’Italia era in Iraq?
Perché l’Italia partecipò attraverso la missione “Antica Babilonia” fornendo unità militari dislocate nel sud del Paese, con base principale a Nāṣiriya, capoluogo della regione irachena di Dhi Qar sede di importanti giacimenti petroliferi.
La missione italiana ebbe inizio il 15 luglio 2003 e fu un’operazione militare con finalità di peacekeeping (mantenimento della pace), che aveva i seguenti obiettivi:
• ricostruzione del “comparto sicurezza” iracheno attraverso l’assistenza per l’addestramento e l’equipaggiamento delle forze, a livello centrale e locale, sia nel contesto della NATO sia sul piano bilaterale;
• creazione e mantenimento della necessaria cornice di sicurezza;
• concorso al ripristino di infrastrutture pubbliche e alla riattivazione dei servizi essenziali;
• rilevazioni radiologiche, biologiche e chimiche;
• concorso all’ordine pubblico;
• polizia militare;
• concorso alla gestione aeroportuale;
• concorso alle attività di bonifica, con l’impiego anche della componente cinofila;
• sostegno alle attività dell’ORHA;
• controllo del territorio e contrasto alla criminalità.
La missione terminò il 1º dicembre 2006.
Cosa avvenne il 12 novembre 2003?
Il comando dell’Italian Joint Task Force si trovava a 7 chilometri da Nassiriya, in una base denominata White Horse, distante circa 4 chilometri dal comando statunitense di Tallil.
Il reggimento MSU/IRAQ, composto da personale dei Carabinieri italiani e dalla Gendarmeria romena, successivamente si aggiunsero, a fine novembre 2003, 120 uomini della Guardia nazionale repubblicana portoghese, era diviso su due postazioni: le basi Maestrale e Libeccio, entrambe poste al centro dell’abitato di Nassiriya. Presso la base Maestrale, che durante il regime di Saddam Hussein era sede della camera di commercio, era acquartierata l’unità di manovra. Presso la Libeccio avevano sede sia il Battaglione MSU, sia il Comando del Reggimento MSU/IRAQ.
Il 12 novembre 2003 alle ore 10:40 ora locale, le 08:40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti all’ingresso della base Maestrale, sede della MSU italiana dei Carabinieri, provocando successivamente l’esplosione del deposito munizioni e la morte di diverse persone tra Carabinieri, militari e civili.
L’Appuntato Andrea Filippa, di guardia all’ingresso della base principale, riuscì a uccidere i due attentatori, tant’è che il camion non esplose all’interno della caserma ma sul cancello di entrata, evitando così una strage di più ampie proporzioni. I primi soccorsi furono prestati dai Carabinieri stessi, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo.
L’attentato provocò 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni. Nell’esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla.
Le vittime italiane furono:
• Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte;
• Giovanni Cavallaro, sottotenente;
• Giuseppe Coletta, brigadiere;
• Andrea Filippa, appuntato;
• Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente;
• Daniele Ghione, maresciallo capo,
• Horacio Majorana, appuntato;
• Ivan Ghitti, brigadiere;
• Domenico Intravaia, vicebrigadiere;
• Filippo Merlino, sottotenente;
• Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte;
• Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante.
• I militari dell’Esercito italiano:
• Massimo Ficuciello, capitano;
• Silvio Olla, maresciallo capo;
• Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore;
• Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto;
• Pietro Petrucci, caporal maggiore;
I civili:
• Marco Beci, cooperatore internazionale;
• Stefano Rolla, regista.
Nell’attentato rimasero feriti altri 20 italiani: 15 carabinieri, quattro soldati e un civile.
Carabinieri di guardia alla base:
• Maresciallo ordinario Riccardo Saccotelli;
• Carabiniere scelto Mario Alberto Caldarone;
• Carabiniere scelto Matteo Stefanelli;
• Appuntato Roberto Ramazzotti;
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Erano invece all’interno della palazzina:
• Brigadiere Paolo Di Giovanni;
• Maresciallo Marilena Jacobini;
• Maresciallo Vittorio De Rasis;
• Maresciallo Maurizio Lucchesi;
• Vicebrigadiere Roberto Gigli;
• Vicebrigadiere Daniele Livieri;
• Appuntato Scelto Ivan Buia;
• Appuntato Marco Pinna;
• Appuntato Antonio Altavilla;
• Vicebrigadiere Cosimo Visconti.
All’interno del cortile della base si trovavano invece:
• Caporale scelto Alessandro Mereu;
• Caporale scelto Umile Groccia;
• Caporale Federico Boi;
• Aureliano Amadei, aiuto regista di Stefano Rolla.
Successivamente, furono aperte due inchieste: una fu avviata dalle autorità militari con lo scopo di verificare se tutte le misure necessarie erano state prese per prevenire gli attacchi, mentre la seconda venne aperta dalla procura di Roma per cercare di individuare gli autori del gesto.
Nessuna onorificenza è stata riconosciuta dallo stato italiano al personale di guardia che difendeva la base italiana.
I morti e alcuni feriti dell’attentato vennero insigniti della Croce d’Onore alle vittime del terrorismo o di atti ostili, con una cerimonia tenutasi il 12 novembre 2005 e presieduta dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Nel 2009 ai sette siciliani caduti venne conferita dalla regione Sicilia la Medaglia d’oro al valor civile della Regione Siciliana alla memoria.
Foto dell’immagine in evidenza presa da wikipedia.