ROMA – Sembra rientrare la protesta dei quattordici dissidenti del Partito democratico, che si erano autosospesi dal partito dopo la sostituzione di Corradino Mineo all’interno della Commissione Affari costituzionali. Di seguito, ecco il comunicato che è stato diramato pochissimi minuti fa dallo stesso Mineo sulla sua pagina Fb, sotto la scritta “E’ finita così, ma forse non è finita”.
”Abbiamo preso atto delle dichiarazioni del presidente del gruppo Pd del Senato, Luigi Zanda. Le riteniamo positive su due punti di grande rilievo. Primo, viene confermato come l’articolo 67 della Costituzione valga sempre, tanto in aula quanto in commissione.
Secondo, i 20 senatori che avevano firmato il Ddl Chiti e i 14 che si sono autosospesi dal gruppo a difesa dell’articolo 67 della Costituzione, finoa quando non fosse intervenuto un chiarimento, non vengono considerati ‘frenatori delle riforme’ o ‘ricattatori della maggioranza’, ma colleghi impegnati in una battaglia politica, che come tutte le battaglie può essere discussa, ma resta legittima. Riteniamo non positiva, invece, la decisione di confermare le sostituzioni di Corradino Mineo e di Vannino Chiti nella Commissione Affari Costituzionali.
Con questa seria riserva, riteniamo che le dichiarazioni del presidente Zanda ci consentano comunque di riprendere il lavoro all’interno del gruppo Pd del Senato. In particolare, continueremo a sostenere i nostri emendamenti al testo base del Governo che, peraltro, le trattative in corso o in fieri con Lega, Forza Italia e M5S potrebbero ulteriormente modificare.
Gli emendamenti verranno sostenuti in Commissione. Quelli che non fossero accolti potranno essere ripresentati in Aula. Una speciale attenzione verrà data alla riduzione contestuale del numero dei senatori e dei deputati, alla elezione diretta di tutti pur nel superamento del bicameralismo paritario, all’obbligatorietà del referendum confermativo, qualunque sia la maggioranza parlamentare che approvera’ la riforma”.