Ripristinare l’equilibrio: “Ciro” di nuovo a Pietraroja

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Il 26 marzo 1998, ben 25 anni fa, il protagonista della prestigiosa rivista Nature era Scipionyx Samniticus, meglio conosciuto come Ciro. Sfilare in copertina di quella che è una pietra miliare della comunità scientifica internazionale non è, sicuramente, cosa da tutti: tale riconoscimento rappresenta, in effetti, la conseguenza fisiologica di quella che è stata una scoperta epocale. Ciro è uno dei fossili più importanti della storia della paleontologia: si tratta di un cucciolo carnivoro di una nuova specie di dinosauro che costituisce un unicum per l’eccezionale stato di con servazione degli organi interni che rende possibile l’osservazione, anche dopo 110 milioni di anni, di cellule muscolari, vasi sanguigni, capillari e addirittura i batteri e i resti di cibo contenuti nell’intestino. L’olotipo è stato il vettore di fondamentali scoperte biologiche, ad esempio il fatto che alcuni dinosauri erano omeotermi (a sangue caldo), oltre che geologiche in relazione al livello del mare e all’estensione delle terre emerse in epoca preistorica. In verità, quella della scoperta del fossile è una storia che risale a qualche anno addietro (il 1981) e che è indissolubilmente legata, oltre che al nome dello scopritore Giovanni Todesco, soprattutto a quello dell’idilliaco comune sannita in cui il rarissimo esemplare è stato portato alla luce: Pietraroja. È proprio nell’arcaica formazione marina pietrarojese, oggi paesino della catena del Matese, che Ciro ha mosso i suoi passi prima di abbandonarsi a un processo di conservazione millenaria, in preda a una fortunata sventura.

Recentemente, dopo anni di inerzia e di silenzio, su Scipionyx Samniticus si sono riaccesi i riflettori poiché il Museo di Storia Naturale di Milano, invitato a Tokyo dal National Museum of Science and Nature, ne ha esposto il fossile nella capitale nipponica in occasione della Dino Expo 2023, essendo esso stato suo oggetto di studio sin dal 1998. La partecipazione del Museo è stata sponsorizzata da Asahi Shimbun, il gruppo editoriale giapponese di maggiore rilevanza mediatica, che ha anche coperto le spese assicurative e di viaggio del piccolo dinosauro in accordo con la Soprintendenza di Benevento, l’ente che tutela in Italia il prezioso fossile.

Alla luce di quanto detto, risultano oltremodo paradossali le parole del Soprintendente ABAP per le provincie di Benevento e Caserta che “dopo la permanenza a Tokio si è reso conto dell’importanza di Ciro”. Si fa carico di tali risonanze l’invettiva traboccante di vitalismo e di verve polemica che il sindaco di Pietraroja Angelo Torrillo ha lanciato su Facebook; invettiva che si apre con un’intimazione: “ORMAI LA MISURA E’ COLMA: “CIRO” TORNI SUBITO A PIETRAROJA”. Il primo cittadino, consapevole del potenziale storico e culturale nonché turistico del fossile, ritiene di aver compreso le motivazioni di un tale incomprensibile e ingiustificato silenzio: coloro che, per lungo tempo, hanno detenuto nelle mani il destino di Ciro non avevano alcuna idea della sua importanza. A suo dire, il reperto è stato confinato a uno scantinato, trattato “alla stregua di un gingillo qualsiasi”. Torrillo ritiene impossibile un’ulteriore permanenza del dinosauro nell’inettitudine del capoluogo di provincia a cui è relegato da anni: rispetto a Benevento, Pietraroja costituirebbe un’alternativa oltremisura valida non solo per una questione prettamente narrativa (è giusto e naturale che Ciro riposi nel luogo in cui è nato), ma soprattutto perché ciascuno degli abitanti del paesino è consapevole del suo valore tanto da riservargli quasi un culto idolatrico: ne è la prova l’ubicazione a Pietraroja del Paleolab a cui, secondo il sindaco, saranno destinati nuovi fondi. Torrillo, a seguito della sua chiamata alle armi, fa appello all’attenzione e all’aiuto dei comuni limitrofi ricordando loro che il fossile potrebbe diventare, a tutti gli effetti, la chiave di volta del turismo matesino e dell’intera vallata.

Il post di Torrillo si chiude con una rivendicazione: “Ciro è il fossile di Pietraroja, non di Benevento”. Si discute spesso dell’importanza delle radici, delle origini: esse costituiscono l’essenza più profonda, il nucleo di essere di qualunque realtà a cui l’essere umano si degni di riconoscere dignità, di qualunque oggetto abbia il potere di raccontare una storia. Spesso però ce ne si dimentica: emblematico, in tal senso, è anche il servizio del programma televisivo di divulgazione scientifica “Freedom”, andato in onda su Italia Uno il 12 febbraio 2021, che seppure apertamente dedicato a  Scipionyx Samniticus e a Pietraroja, al comune sannita sembrava riservare un’importanza che dire marginale significherebbe esagerare. Nel momento in cui Ciro è stato portato via dal suo luogo d’origine è stato rotto un equilibrio che trascende le ere storiche e le questioni territoriali. Quei monti, in epoche remote inondati da acque primordiali, lo stanno richiamando a loro: Pietraroja è l’unico luogo in cui meriti di essere ammirato e il solo posto al mondo in cui sarebbe valorizzato nella sua identità più intima. L’invito accorato del primo cittadino del paese di Scipionyx Samniticus è quello a ripristinare una frattura epocale e a farlo in modo fisiologico, rispettando la natura delle cose.