Tangenti anche per il Mose di Venezia: 35 in manette, anche il sindaco

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VENEZIA – Il vergognoso malcostume della corruttela sembra imperare nella gestione degli appalti pubblici. Dopo la vicenda Expo, che ha portato alla scoperta di una cupola che gestiva per proprio conto la costruzione del Polo fieristico di Miliano, ecco un nuovo capitolo che arricchisce il romanzo della corruzione italiana. 

Si tratta di un’inchiesta condotta dalla Procura di Venezia sugli appalti per il Mose della città lagunare. In manette sono finiti imprenditori e ppolitici di provenienza trasversale. Tra essi, il sindaco di Venezia (centrosinistra), Giorgio Orsoni (a destra nella foto), con l’accusa di corruzione, concussione e riciclaggio, e l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso (Forza Italia). Agli arresti sono finite in tutto ben 35 persone, coinvolte a vario titolo. Altri nomi di spicco sono il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, il generale in pensione Emilio Spaziante e gli imprenditori Roberto Meneguzzo e Franco Morbiolo. 

Una richiesta di provvedimento cautelare è stata avanzata anche nei confronti di Giancarlo Galan: trattandosi di un parlamentare, gli atti verranno trasmessi alla Camera di competenza (il Senato), che li esaminerà e si esprimerà in merito alla richiesta della Procura di Venezia. Galan è coinvolto per gli anni in cui ha ricoperto il ruolo di governatore del Veneto, e cioè dal 2005 al 2010. L’inchiesta parte da una storia di riciclaggio a San Marino di denaro distratto dai fondi destinati al Mose. Protagonisti erano Giorgio Baita, ex ad della Mantovani, il suo braccio destro Nicolò Buson e Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria particolare di Giancarlo Galan.

La Guardia di finanza ha scoperto che decine di milioni erano già finiti, attraverso questo meccanismo, su conti esteri, e che erano destinati a foraggiare probabilmente la politica in modo trasversale. Da qui, l’operazione scattata all’alba di oggi.