KIEV – La rivoluzione è compiuta, il tiranno è in fuga e l’eroina è libera. Kiev ha conosciuto oggi pomeriggio le prime ore di libertà dopo l’assalto al palazzo presidenziale, ora guardato a vista dai ribelli, e della reggia dell’ex presidente Viktor Yanukovich e la liberazione di Yulia Tymoschenko dalla prigionia a cui era stata costretta nel 2011.
“La dittatura è finita – sono state le prime parole della Tymoschenko, visibilmente provata e apparsa in pubblico su una sedia a rotelle -, bisogna assicurare che i manifestanti non siano morti invano. Oggi l’intero nostro Paese può vedere il sole e il cielo perché oggi la dittatura è caduta. E la dittatura è caduta non grazie ai politici e ai diplomatici, ma grazie a coloro che sono scesi in strada riuscendo a proteggere le loro famiglie e il loro Paese”. Yanukovich, intanto, è stato deposto dal parlamento, che ha fissato la data delle elezioni al 25 maggio.
“Ma non mi dimetto”, ha tuonato il presidente fuggiasco, paragonando la sua deposizione “ad un golpe” e i ribelli ai “nazisti degli anni Trenta”. Ieri era stato siglato l’accordo tra governo e opposizione e il parlamento aveva votato per la “liberazione immediata” della Tymoschenko, anima carismatica della Rivoluzione arancione del 2004. La capitale è dunque saldamente nelle mani dei ribelli, che la controllano da stamane. Obama e Putin hanno avuto un colloquio telefonico nel quale hanno convenuto sulla necessità di “attuare rapidamente l’accordo politico raggiunto a Kiev”.