Questa non è una notizia come tante. Non è il “solito” fatto di cronaca che ti lascia allibito per la scia di sangue lasciata sul luogo del delitto. Non c’è alcuna arma. Ci sono corpi, sicuramente, ma c’è soprattutto tanta amarezza, quasi rabbia.
Parliamo del concorso per dirigenti scolastici truccato. Accade in Campania. Potrebbe accadere ovunque: sicuramente. Invece no, accade nella terra che chiede riscatto per il suo nome e per la sua immagine, dove ogni giorno si combatte per togliersi da dosso quella infame nomea che il resto di Italia ha rispetto ai cittadini di questa terra.
Andiamo ai fatti. La Procura di Napoli ha indagato venticinque persone. Associazione per delinquere, abuso d’ufficio e falso: sono queste le forme di reato di cui sono accusati. Il concorso su cui i magistrati vogliono fare luce è l’ultimo, quello che porterà alla nomina di 224 dirigenti scolastici in Campania (2386 in tutta Italia) per la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, ma anche per alcune istituzioni scolastiche educative. I nomi si conoscono, ma li evitiamo. Sottolineiamo piuttosto le loro cariche di cui hanno abusato per permettere ad alcuni “futuri” dirigenti scolastici di scavalcare tutti gli altri.
Tra i venticinque indagati ci sono: un ex dirigente del Miur (ministero istruzione, università e ricerca); il segretario provinciale di Napoli del sindacato Snals; un ex dirigente dell’ufficio scolastico regionale. Potrebbero sembrare marginali. Ma ad essi si aggiungono: il presidente della commissione di base e di tre sottocommissioni, quelle che valutano i concorsisti e che dovrebbero far rispettare leggi e regolamenti. E per finire indagati anche sei candidati alle future poltrone e tre dirigenti scolastici (tra cui anche la compagna di uno dei dirigenti).
Avranno peccato di ingenuità quando hanno pensato ai trucchi per farsi riconoscere. Infatti dalle indagini della Procura – con l’ausilio della Guardia di Finanza di Torre Annunziata – i furbetti candidati avrebbero utilizzato frasi e/o incipit per far riconoscere le loro tracce alla commissione esaminatrice (la prova dovrebbe mantenere l’anonimato proprio per evitare pregiudizi nella correzione). Qualcuno che non voleva sforzarsi, invece, ha portato direttamente il compito già fatto, appoggiato da un buon sindacalista. Qualche voce interna li ha avvantaggiati anche facendo conoscere gli argomenti della prova in anticipo.
Una vera e propria associazione su cui i pm napoletani – Ida Frongillo e Alfonso D’Avino – stanno facendo luce. Una luce che costa cara. Il concorso non è stato annullato, ma congelato per poter proseguire nelle indagini. I pm napoletani hanno rivelato l’esistenza di una organizzazione in grado di condizionare illecitamente un concorso pubblico – che deve procedere per meritocrazia e con trasparenza – di cui hanno condizionato gli esiti, grazie alla corruzione di personalità delle commissioni.
“Va bene, ma ci mettiamo pure gente nostra dentro, però” dice l’ex direttore dell’Ufficio scolastico regionale in una telefonata, facendo intendere che a vincere il concorso saranno anche persone di loro conoscenza.
Era già tutto organizzato, alla faccia della meritocrazia e della giustizia.