VITERBO – “Con il traffico e l’interramento dei rifiuti in provincia di Caserta sono state devastate terre nelle quali, visti i veleni sotterrati, si poteva tranquillamente immaginare che nel giro di vent’anni morissero tutti”. Sono queste le parole che nel lontano 1997 resero, ancor più, famoso il pentito dei casalesi Carmine Schiavone, morto oggi nella sua abitazione in provincia di Viterbo.
L’ex componente del clan casertano e cugino del boss Francesco, detto Sandokan, con le sue dichiarazioni fece arrestare più di 136 affiliati al clan prima del processo ‘Spartacus” che portò, poi, alla condanna dello stesso cugino Francesco oltre a Michele Zagaria e Francesco Bidognetti, ritenuti la cupola del clan.
Da fonti investigative si apprende che, dopo il sequestro della cartella clinica, quasi certamente, sul suo corpo verrà effettuata l’autopsia. Al momento l’ipotesi è che Schiavone sia deceduto per cause naturali. L’uomo era ricoverato in ospedale da alcuni giorni in seguito ad una caduta ed era stato sottoposto ad un intervento chirurgico.