E se su un fronte, quello dell’estremo sud della Penisola, siamo impegnati nella lotta contro la più moderna forma di schiavismo che negli ultimi giorni ha rivelato i retroscena più inquietanti della questione immigrazione, sollevando una problematica mondiale, sulla quale c’è chi chiude gli occhi o ne strizza uno, sull’altro, quello che guarda a nord verso la più ricca e florida Europa, siamo a meno nove.
Solo nove giorni e l’area di Rho aprirà i cancelli alla trentaquattresima edizione dell’Expo, l’Esposizione Universale firmata Italia, targata Milano. Il tifo italiano è alle stelle e il capoluogo lombardo in primis non si lascia intimorire dal countdown che lo separa dall’evento dell’anno: sei mesi di spettacoli, incontri, convegni, manifestazioni interamente dedicati al settore dell’alimentazione.
Verrebbe da esclamare “Wow! Ormai è fatta”, ma i pochi giorni che ci separano dalla sua inaugurazione celano verità poco piacevoli. Infatti, come si potrebbe immaginare, non è tutto rose e fiori perché dietro la foga e l’entusiasmo del momento si nascondono spine aguzze che rammentano le tante falle del nostro sistema e l’incorreggibile negligenza italiana. Ci sono giovani fuggiti a gambe levate al momento di chiudere il contratto per un impiego a tempo determinato durante i sei mesi di Expo, forse per il periodo, la bella stagione a cui pochi intendono rinunciare, o, chissà, per i turni scomodi comprensivi di notturni e di festivi, che nemmeno lo stipendio superiore ai 1000 euro mensili è riuscito a trattenere. Eppure sarebbe potuta essere un’occasione per racimolare qualche euro.
Così chi si dispera per la grave perdita, con circa l’80% dei giovani scappati al momento della firma, giustifica il brusco voltafaccia dei candidati con l’illusione che nel frattempo essi abbiano trovato un lavoro stabile e magari attinente agli studi compiuti. Cosa in realtà abbia spinto tanti di essi a rinunciare lo si può solo immaginare. Non si hanno fonti certe e ogni parola affonda le sue radici in magre consolazioni o laute ipotesi.
Certo è che sarebbe stato più facile trovare un ago in un pagliaio che ragazzi italiani da reclutare!