ROMA – Alla vigilia del Consiglio dei ministri che discuterà della riforma della Giustizia, nella maggioranza si occupano le rispettive posizioni.
Non mancano distinguo e tensioni, con il vertice in via Arenula dei partiti che sostengono il governo che rimarca forti differenze. “Sono emerse delle differenze di approccio – dice il ministro della Giustizia Orlando -, in ordine anche alle priorità da individuare e delle quali riferirò puntualmente in Consiglio dei ministri mantenendo l’obiettivo che ci eravamo dati di portare in quella sede tutto il lavoro che è stato elaborato”. Intanto, Renzi, in due diversi cinguettii, parla della riduzione della chiusura estiva dei tribunali da 45 giorni a 20 giorni. “Il nostro obiettivo – afferma poi – è dimezzare in mille giorni l’arretrato del civile e garantire il processo civile in primo grado in un anno, anziché in tre come oggi”. Stasera, intanto, il capo dell’esecutivo salirà al Colle per un confronto con Napolitano: è facile immaginare che al centro della discussione vi saranno le riforme, tra tutte quella sulla Giustizia.
Infatti, mentre sembrano tutti d’accordo sull’introduzione del concetto di responsabilità civile delle toghe (che dovrebbe essere indiretta e consentire una rivalsa sul magistrato fino al 50% dello stipendio), non si può dire lo stesso della prescrizione e delle intercettazioni. “Su questi punti vi sono opinioni e approcci diversi”, ha spiegato Walter Verini, componente della delegazione Pd. Anche il Nuovo Centrodestra ha fatto sentire la propria voce, tramite il responsabile Giustizia Nico D’Ascola: “E’ importante – aha affermato D’Ascola – che la riforma della giustizia sia complessiva, cioè che a distanza di mesi non si torni su temi su cui i cittadini sentono parlare da vent’anni, senza concluderli mai”.
Toni molto decisi arrivano invece da Forza Italia: “La riforma di cui si discute in questi giorni ha contenuti che ci vedranno all’opposizione in maniera dura”.