Forse, anzi quasi sicuramente, la mia generazione, che a stento oggi tocca il quarto di secolo, è stata l’ultima che all’età di quattordici anni “giocava ancora con le bambole”. Indubbiamente un modo carino, questo, per esprimere il gran rammarico per la nuova gioventù del “tutto e subito”, che di bambole e di capelli da pettinare non vuol sentir parlare.
Protetti da una campana di vetro non si aveva, forse, tutta questa gran voglia di crescere, che al giorno d’oggi prende facilmente il sopravvento ancor prima della fase adolescenziale, manifestandosi attraverso la trasgressione delle forme più estreme di proibizionismo. Infatti, come sotto l’effetto di un ammaliante richiamo si cede facilmente all’errore, si sbaglia appositamente per recidere il cordone ombelicale dei sempre più pronti pregiudizi e, dunque, per dimostrare instancabilmente qualcosa a qualcuno. Fondamentalmente ciò accadeva anche prima, probabilmente, però, con una consapevolezza diversa, mentre oggi, sempre più spesso, le ordinarie ribellioni e i “problemi” adolescenziali si concludono con le più agghiaccianti tragedie.
Nel teatro della vita della generazione della rete, là dove internet è diventato il pane quotidiano, una risorsa da sfruttare a favore della comunicazione interpersonale, un’opportunità per esprimere e condividere le proprie idee, un luogo d’incontri dove farsi degli amici e dei nemici, molteplici sono le maschere che entrano in scena, che celano e smascherano le debolezze più profonde dei moderni adolescenti. Ma con sempre maggiore frequenza cala un silenzioso sipario sulle loro vite spente e tristi e con estrema facilità essi dicono addio alla loro esistenza per una comune delusione amorosa, per un insuccesso scolastico o per qualche chilo di troppo.
La cronaca degli ultimi giorni, infatti, parla chiaro: troppi casi di inspiegabili suicidi, come quello della scorsa domenica di una ragazzina nel padovano, toltasi la vita dopo insulti e istigazioni all’autolesionismo sul suo profilo del social Ask.fm, mostrano, ancora una volta, il fallimento di una società moderna poco attenta alla sua prole e incapace di sostenere quella crisi dilagante nel web ed espressione del suo malessere interiore, evidentemente frutto di una ormai irrimediabile perdita di valori.
E l’insidia più grande è rappresentata proprio dalla rete, un’arma a doppio taglio, dove spesso gli indifesi trovano i loro “sicari”.