Ci rifiutiamo di crederci. Ci rifiutiamo di credere che interminabili code all’ingresso degli Apple store di tutta Italia abbiamo freneticamente atteso l’uscita del nuovo iPhone 6 nella giornata di ieri, 26 settembre. Inconcepibile. Eppure la iPhone-mania non è più solo malattia d’oltreoceano.
Ore di coda all’aperto sfidando il sonno e il freddo per essere i primi ad acquistare il gioiellino della Apple. Roba da pazzi. Entusiasmo alle stelle per accaparrarsi l’ultimo modello, senza badare a spese, poi. Sembra, infatti, che la crisi non esista quando si parla di Apple. Assurdo. Cose che la mente umana meno conformista ripudia, lasciando campo libero a fanatici appassionati disposti a tutto. Sempre se di passione si possa ancora parlare. Ma come può definirsi passione una corsa ad ostacoli umani nel centro delle nostre città per la conquista trionfante dell’ultimo smartphone? Questo non è razionale.
Inermi assistiamo a uno degli spettacoli più turpi della nostra moderna società. Che poi forse, attribuire tale follia solo ai nostri giorni è riduttivo, perché cambiano gli oggetti del desiderio ma il risultato è sempre quello: smisurato “bisogno” del materiale che si traduce in un business spietato.