La più grande azienda pubblica del Paese, Poste Italiane, dichiara di promuovere uno “sviluppo sostenibile orientato al benessere dei dipendenti”, ma ogni anno assume migliaia di giovani precari “usa e getta” da destinare al recapito. L`occasione di far parte della grande azienda, prospettata attraverso un`incessante ed ingannevole campagna pubblicitaria, presto si riduce a fugace ed illusoria esperienza lavorativa che nella migliore delle ipotesi si protrae fino a dodici mesi, durata massima consentita senza obbligo di causale secondo la vigente normativa.
La possibilità di ottenere l`ambito posto fisso, ruota poi intorno a una procedura di stabilizzazione che si avvale di graduatoria, stilata sulla base dell`anzianità di servizio maturata a decorrere dall`inizio del contratto, costantemente aggiornata senza tenere conto del diritto di precedenza. Cosicché, a ogni tornata di assunzioni a tempo indeterminato, chi ha lavorato periodi più lunghi raggiungendo o avvicinandosi al fatidico traguardo dei 365 giorni, scavalca precari contendenti collocati nella parte bassa e meno fortunata della “classifica” in virtù di una minore durata contrattuale.
Tuttavia, l`azienda invece di prevedere un piano di assunzioni tese all`abbattimento del precariato continua a somministrare migliaia di contratti a tempo determinato della durata di due o tre mesi prorogabili per un massimo di quattro volte – preferibilmente a chi non rivendica i propri diritti – per rimpiazzare lavoratori precari che andranno a infoltire una graduatoria che non scorre: una sorta di limbo senza speranza. Lo sono invece le condizioni di lavoro degradanti e non regolari: accade sovente che i portalettere precari, pressati dal capetto di turno, lavorino sistematicamente molte più ore rispetto a quelle previste da contratto senza ricevere alcun riconoscimento economico per gli straordinari svolti. Poste Italiane, l`azienda dello Stato che viola i doveri fondamentali e non assicura un`adeguata tutela dei diritti del personale precario.
Negli ultimi mesi i precari delle Poste hanno dato vita a un vero e proprio movimento di protesta, denominato “Lottiamo Insieme”, per dare voce e speranza all`esasperazione di migliaia di donne e uomini, soprattutto giovani, relegati nel limbo di una graduatoria senza via d`uscita.