Renzi e il Pd europeo: Niente lezioni dai tecnici della Prima Repubblica

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BOLOGNA – Sembrava una foto tra compagni di squadra, di quelle che si scattano prima di ogni gara. Invece erano i capi della sinistra europea, ospiti a Bologna dell’ultima giornata della Festa dell’Unità. 

Tutti rigorosamente informali, jeans o pantalone e camicia bianca. Achim Post, segretario del Partito socialdemocratico tedesco, Diederik Samsom, capo del Partito laburista olandese, Pedro Sanchez, astro nascente del Partito socialista spagnolo, e Manuel Valls, primo ministro francese. Tutti intorno a Matteo Renzi, il cui comizio conclusivo ha entusiasmato i presenti. “Siamo una speranza in tutta l’Europa”, ha affermato il capo del governo. “Siamo tutti qua per dimostrare il nostro accordo: vogliamo imprimere una svolta al Continente nel segno della crescita”.

Dopo l’omaggio ad un commosso Pierluigi Bersani, Renzi ha voluto sottolineare quello che ha definito “l’orgoglio democratico”: “Insieme dobbiamo cambiare l’Europa e costruire un’Europa più legata alla crescita e meno al rigore, più al lavoro, alle famiglie e meno alle banche”. Poi un “avviso” alla politica del neo presidente della Commissione europea Juncker: “Ora – ha affermato Renzi – dobbiamo chiedere conto della promessa di Juncker sul piano di 300 mld e noi chiederemo di essere molto puntuale. Noi i soldi sappiamo dove metterli: nell’ edilizia scolastica, nella banda larga e nelle opere contro il dissesto. Ma devono essere investimenti slegati dalla cultura del rigore del patto di stabilità”.

In tema di politica interna, ha preso le distanze da “chi per vent’anni non ha saputo leggere Berlusconi e ora ci dice che gli 80 euro sono un errore: non accettiamo lezioni da tecnici della Prima Repubblica”.