ROMA – Messo in archivio – non senza strascichi polemici – il Consiglio europeo di Bruxelles, il capo del governo Mateo Renzi torna a concentrarsi sulle questioni di politica interna.
L’obiettivo primario, come già prima dell’assise continentale, è l’approvazione in tempi rapidi della riforma del Senato. Una riforma che l’ha detto senza mezzi termini lo stesso Renzi durante il suo primo discorso a Palazzo Madama – prevede l’abolizione del bicameralismo e la creazione di un Senato delle autonomie (150 tra sindaci di comuni capoluogo, presidenti di Regione e esponenti della società civile: tutti non stipendiati), che tra i suoi poteri non abbia quello di votare la fiducia al governo né di votare la legge di bilancio. “Un passaggio epocale”, l’ha più volte definito il presidente del Consiglio.
Messo in cassaforte l’Italicum, con il voto della Camera, in un’intervista al Messaggero Renzi parla di quella che per lui sarà la vera sfida: la riforma della Pubblica Amministrazione. “Ci metteremo mano per scardinarla completamente – ha affermato -: e lì vedremo il vero scontro tra palude e innovazione. Rispetto molto sia la Camusso che Squinzi, ma non è per loro che sono qui. Io sono qui per le famiglie italiane, per il singolo imprenditore, per chi non si sente rappresentato e ha bisogno di vedere una svolta. Il fatto, poi, che il capo degli industriali e quello del maggiore sindacato si dicano contrari alla nostra volontà di togliere alla politica per dare ai cittadini io lo ritengo un segnale molto positivo per noi”.