Sicurezza alimentare: non basta l’etichetta, servono regole precise

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Non basterà un’etichetta con l’indicazione del luogo di allevamento a risolvere il problema delle frodi e degli scandali alimentari”: lo sostengono gli esperti intervenuti al convegno sulle sfide nutrizionali e igieniche nel settore della carne organizzato nell’ambito della 68esima Fiera Internazionale del Bovino da Latte da CremonaFiere in collaborazione con AITA (Associazione Italiana Tecnologia Alimentare). La sicurezza alimentare è certamente uno dei fattori che influisce sulle scelte dei consumatori; per questo la Commissione Europea reagisce ai recenti e continui clamori annunciando l’avvio delle ispezioni a sorpresa nelle grandi aziende e l’introduzione di nuove sanzioni economiche della stessa entità dei guadagni illeciti ottenuti in caso di frode.

A fare il punto sulla normativa vigente in tema di controlli è stato l’avvocato Dario Dongo: “La scarsa definizione delle regole rimane un tasto dolente – ha spiegato -. La General Food Law del 2002 ha introdotto il concetto di responsabilità integrata lungo l’intera filiera, estendendo le responsabilità dei produttori anche alla fase post-distribuzione: in questo modo è diventato più ampio anche il senso dell’espressione ‘alimento a rischio’”.

Ma tra le pieghe della normativa le lacune sono numerose e tutt’altro che marginali: “Anzitutto non è prevista nessuna regola su tempi di comunicazione e inefficacia di gestione a carico degli Stati membri – ha chiarito Dongo -; inoltre il cosiddetto ‘regolamento Igiene 2’ ha di fatto esentato la grande distribuzione dall’applicazione delle norme sul risezionamento e sul confezionamento di prodotti di origine animale. Il che, tradotto, significa: identico rischio, norme diverse. Ma non è tutto. Perché diventa inevitabile riproporre una domanda scottante: chi controlla i controllori? Chi sbaglia o omette oggi non paga. Per questo è fondamentale definire una procedura di sorveglianza speciale ed un preciso sistema di sanzioni.

Nel mercato interno la sicurezza alimentare deve essere garantita dai regolamenti europei: a salvarci non sarà una banale etichetta. Senza contare che l’indicazione del luogo di allevamento non riguarda cavalli, quaglie, struzzi ed altri animali.” Dongo ha usato parole nette: “Il vero problema è uno solo: in giro ci sono troppi delinquenti che sanno di poter farla franca anche grazie all’inadeguatezza dei regolamenti”. Due la parole d’ordine: formazione, per assicurare l’osservanza delle norme e delle prassi in materia di sicurezza, e sanzioni, che devono essere puntuali e indiscriminate.