Anche Google tra i Sochi della protesta contro la Russia e per lo sport vero

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SOCHI – Una settimana fa una ballerina ammanettata dal bianco tutù sfidava silenziosamente il gelo russo danzando sulle note de “Il lago dei Cigni”,  per protestare contro le leggi liberticide introdotte dal governo Putin a giugno. Ieri, nel giorno di apertura delle Olimpiadi invernali di Sochi, un doodle di Google, dedicato evidentemente ai colori della bandiera gay, riportava una breve citazione della Carta Olimpica contro ogni forma di discriminazione nella pratica sportiva, esaltando lo spirito d’amicizia, la solidarietà e il fair-play tra gli uomini.

A suscitare queste e tante altre sollevazioni e a procurare l’indignazione del mondo sportivo, e non solo, è la legge sulla cosiddetta “propaganda omosessuale” in presenza di minori che, approvata nella nazionalista e tradizionalista Russia di Putin, ha scatenato un vero e proprio caso internazionale alla vigilia dei Giochi invernali di Sochi. Perché, anche questa volta, a farla da padrona è la politica che inevitabilmente si insinua nello sport, quello vero, quello puro, quello con la “s” maiuscola, scoprendo invece gli altarini di una mentalità russa ancora troppo chiusa e discriminatoria, dominata dai pregiudizi e da un limitato diritto di espressione. La polemica assume tutta l’aria di un vero e proprio dibattito politico mondiale e quello che doveva essere il solo ed unico protagonista è invece passato in secondo piano, per lasciare il posto a una manifestazione sportiva che, ancor prima di essere inaugurata, appariva già troppo politica.

Ma siamo solo agli inizi delle Olimpiadi di Putin, apertesi tra continue polemiche e proteste e la paura, sempre presente, di attentati terroristici. Le cose, infatti, potrebbero ancora cambiare e il potere dello sport tornare a primeggiare, facendosi portavoce dei diritti umani e dell’uguaglianza.