Avellino, inaugurata al museo irpino “Counter Mythology”

81

Avellino – In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, il Museo Irpino Complesso Monumentale Carcere Borbonico dedica, nella sezione Irpinia, un nuovo spazio all’arte contemporanea con un’installazione multimediale realizzata dal gruppo di ricerca milanese “Transpecies”, formato dall’artista e scultore originario di Casalbore Emanuele Resce e dalla ricercatrice  Valentina Avanzini.

L’installazione è stata inaugurata ieri 23 settembre e sarà disponibile fino a gennaio presso il compleasso monumentale dell’ex carcere borbonico, nella sezione Irpinia. E’ possibile visitarla dal martedì al sabato nelle fasce orarie: 9-13 e 16-18.

Transpecies propone Counter mythology, un’installazione immersiva che ribalta le forme dello spazio museale, trasformandolo nella carne viva dello scavo, la piattaforma in cui le storie possono ancora emergere, mescolarsi ed esistere, proponendo la visione di paesaggi irpini.

“Partiamo dal titolo Counter Mythology – afferma Avanzini in occasione dell’inaugurazione per percorso multimediale –  che di fatto significa contro mitologia ma anche contro narrazione. Si tratta di un’installazione  che ruota intorno ad un video. C’è la voglia di dare un’alternativa ad una narrativa dominante, un esempio è il video attorno a cui parte tutta l’installazione, che inizia con una domanda sull’identità. Ci chiediamo cosa forma un’identità a livello legislativo, paesaggistico e storico. Narra un’Irpinia -conclude la ricercatrice – meravigliosa, piena di meraviglia, che pone domande”.

“La mucca – afferma Rece –  è stato l’animale che ha guidato la parte narrativa del documentario perchè abbiamo deciso di mettere una videocamera sulla sua fronte e lasciarla per circa un’ora e mezzo. Abbiamo deciso di fare questo per decentrare il punto di vista antropico, spostandoci verso l’altro, rispetto all’umano. Transpecies  nasce per questo: uscire fuori dal punto di vista proprio e dalle nostre conoscenze”.

Emanuele Resce definisce il percorso multimediale “Atemporale”, invece, Valentina Avanzini lo definisce “Esercizio di disidentificazione”.