WASHINGTON – E’ un trangolo impazzito quello che dà corpo alle reazioni seguite alla barbara decapitazione di James Foley, giornalista americano sgozzato in video – pare – da un britannico convertito all’Islam.
Londra, Washington e Baghdad. Sono tre i punti geografici e geopolitici da cui si alzano voci di rabbia, sgomento e promesse. “Il mondo è scioccato dal brutale omicidio di James Foley – afferma con durezza estrema Barack Obama -, ordinato da miliziani che uccidono donne e bambini, musulmani, cristiani e esponenti di altre minoranze religiose. Jihadisti che sono pronti a commettere genocidi. Lo Stato Islamico (Is) è un cancro da estirpare, non rappresenta nessuna religione, i suoi appartenenti sono persone che hanno ideologie corrotte, non degne del genere umano. Falliranno, perché nel mondo vince chi costruisce, non chi distrugge. Gli Stati Uniti continueranno a difendere il proprio popolo in nome della giustizia e a combattere i jihadisti”.
Simile la reazione da parte del direttore dell’Fbi, James Comey: “Mi dispiace molto dire che questi selvaggi hanno trasformato la vicenda in un’indagine per omicidio”, ha detto Comey da Denver. “Staremo sul caso. Lavoreremo con le nostre forze dell’ordine, intelligence e partner militari per cercare di dare giustizia alla famiglia di Foley ed esercitare la piena forza degli Usa per catturare questi selvaggi”. Mostra tutto il suo choc, invece, il primo ministro inglese James Cameron, che ha interrotto le vacanze in Portogallo ed è tornato a Londra. “E’ un omicidio sconvolgente e turpe”, ha commentato, aggiungendo di non voler inviare truppe di terra in Iraq.
L’assassino sarebbe infatti un inglese a capo di una cellula, e si farebbe chiamare John.