Donne e lavoro, non soltanto l’8 marzo

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E’ mai possibile che l’8 marzo tutti si ricordino delle donne, mentre per il resto dell’anno il più delle volte esse restano nel cono d’ombra di una indifferenza insopportabile?

Per una giornata intera assisteremo a convegni, concerti, cene: occasioni per alcuni versi utili ma poco, troppo poco rispetto ai restanti 364 giorni dell’anno in cui più spesso dovremmo chiederci della condizione delle donne nei nostri paesi. Come vivono nelle nostre comunità, quali spazi ci sono per una condizione femminile soddisfacente.

Qualche dato Istat ci aiuta a capire come la situazione sia tragica, con un record di donne disoccupate al Sud che arriva al 56%.

Se si aggiunge che contratti e retribuzioni sono molto differenti tra esse e i colleghi maschietti, sempre a discapito delle prime, si capisce in che mare si naviga. In Europa una donna guadagna il 16% in meno di un collega uomo e questa cifra nel nostro Sud presenta percentuali molto più alte.

Certo che le donne, soprattutto nella giornata a loro dedicata, conteranno vittorie e sconfitte. Ma sarà l’occasione per aggiornare una tabella di marcia che ha bisogno ancora di piantare paletti fissi a cui ancorare le speranze del futuro.

Eppure alcuni paletti ci sono sempre stati e ci sono, fatti di sostanza e tutela legislativa. Purtroppo, i fatti, il più delle volte di cronaca, ci riportano alla cruda realtà e della tutela che poteva esserci ma non c’è stata. Attori e protagonisti di tutto questo sono coloro che hanno maturato un particolare concetto delle donne e non lo riescono a cambiare, oppure, peggio ancora, non lo vogliono cambiare.