Quando l’intervento umano, spontaneo e indesiderato, interrompe il naturale ciclo delle cose, continuare a parlare di natura diventa contraddittorio. Natura è, infatti, vivere secondo norme che prescindono all’ordinario funzionamento della vita umana, manomessa dalla scienza e dalla tecnologia, natura è soprattutto istinto, è legge del più forte in una rassegnata e pacifica accettazione del più debole. Per questo ogni tipo di convivenza “civile” auspicata tra uomini e animali si prospetta come un’insipida utopia, in cui le diverse esigenze culminano, inevitabilmente, nel conflitto perenne tra legge umana e legge di natura.
A sconvolgere nuovamente gli equilibri e a mobilitare soprattutto le coscienze è stata la scelta spietata dello zoo di Berna di uccidere con un’iniezione letale un piccolo orso bruno di undici settimane soprannominato Cucciolo 4. Giustificando il terribile gesto con la volontà di risparmiare al piccolo ulteriori sofferenze, lo zoo ha pensato bene di intervenire prima che a prendere provvedimenti fosse il padre del cucciolo, Misha, il maschio geloso delle attenzioni riservate da mamma orsa ai suoi orsetti che già mesi fa aveva già ucciso in pubblico Cucciolo 3. Raccapricciante, forse ancor più delle motivazioni addotte dalle zoo, è stata poi la decisione di imbalsamare l’animale, per esporlo alle scolaresche con lo scopo di immortalare la crudeltà di una natura matrigna, accusata di essere l’artefice della sorte aberrante inflitta al cucciolo. Ma in realtà, una vita spezzata dalla malvagità umana, come per la giraffa Marius dello zoo di Copenhagen, uccisa e poi smembrata in pubblico, vittima di una crudeltà che ha deviato ancora una volta il naturale corso degli eventi attraverso una logica egoista e dominatrice.
Se, dunque, non c’è verità più profonda dell’aforisma “homo homini lupus”, per il quale non esistono nè il rispetto e né l’amore verso i propri simili, come si fa a sperare in una spiccata sensibilità dell’uomo verso gli animali?