ROMA – Gli emendamenti rischiano di bloccare oltremodo l’iter del ddl costituzionale firmato dal ministro Boschi. Ne è convinto anche il capo del governo Matteo Renzi, che per rispettare il termine dell’8 agosto che si era dato nei giorni scorsi, oggi ha preso carta e penna e ha scritto una missiva ai 315 senatori.
“C’è chi vuole bloccare tutto e c’è chi vuole cambiare, iniziando da se stesso”, scrive Renzi. “Dalla vostra capacità di tenuta dipende molto del futuro dell’Italia. Siamo chiamati a una grande responsabilità: non la sprecheremo”. Il presidente del Consiglio fa poi riferimento al merito dei circa ottomila emendamenti presentati, definendo “umiliante” il fatto che i senatori trascorrano il proprio tempo “a discutere di argomenti assurdi, come cambiare il nome della Camera dei Deputati in Gilda dei Deputati. Verrà il giorno in cui finalmente anche certi ‘difensori’ della dignità delle Istituzioni si renderanno quanto male fa al prestigio del Senato e del Parlamento mostrarsi ai cittadini come si stanno mostrando oggi”
Dopo aver bollato come “un litigio con la realtà” la definizione di “svolta autoritaria” che l’opposizione ha dato a questa legge, Renzi afferma: “La modifica costituzionale di cui state discutendo supera il bicameralismo perfetto, semplifica il processo legislativo, riequilibra il rapporto Stato Regioni, abolisce il Cnel, disegna uno stato più efficace e semplice. Una rivoluzione del buon senso in linea con le principali esperienze costituzionali europee”.
Quanto alla legge elettorale, un’apertura si registra sulle istanze avanzate dal Nuovo Centrodestra: “Abbiamo convenuto circa i punti fondamentali: chiarezza del vincitore, premio di maggioranza proporzionato, principio dell’alternanza, ma la discussione del Senato consentirà di affrontare i nodi ancora aperti: preferenze, soglie, genere”. Da Forza Italia però fanno sapere che non intendono “valutare modifiche rispetto alla versione dell’Italicum uscita dalla Camera”.
Insomma, per Renzi si prospettano tempi da equilibrista.