Il Decreto Legge c.d. Terra dei fuochi è solo un inizio, mediocre, ma pur sempre un inizio. Gli aspetti lodevi del provvedimento si riducono alla scelta di non concentrarsi sulla necessità di nuove mappature ma nel considerare l’opportunità di un approfondito riepilogo e sistemazione delle mappature già effettuate dagli Enti pubblici sul territorio nel corso degli anni. Per evitare inutile dispiego di risorse e tempo.
Per il resto la legge, pur nella forma emendata, appare lontana da una soluzione sistemica del problema. In contrasto con il titolo V della Costituzione (che sancisce il principio di sussidiarietà verticale) nel decreto in parola si è normativizzata la volontà di far prendere decisioni politico-amministrative lontano dal problema. I Comuni sono di fatto stati estromessi sia dalle decisioni che dalle conseguenti responsabilità.
Nel D.L. ci si concentra sui roghi, dimenticando i rifiuti speciali. Ancora una volta, si tenta di buttar fumo negli occhi. Il Legislatore, anche in questa occasione, ha dimostrato la propria volontà di lasciare la questione rifiuti speciali fuori dalla rete dell’ordinamento giuridico.
Davanti ad un dramma umano come questo l’Italia doveva puntare i piedi con l’Europa (specie la Bce), anzichè preparare uno specchietto per le allodole col quale si è semplicemente cercato di mescolare le carte senza dare un impulso sostanziale alla risoluzione del problema. La nostra vicenda umana non è diversa da quella de L’Aquila post terremoto, dell’Emila Romagna, di Taranto. E’ inaccettabile che l’Italia affornti queste vicende pensando di rimodulare i capitolati di spesa pubblica. Per questi drammi umanitari non basterà un finanziamento, ma occorrerà più di una finanziaria.
Poco o nulla sull’agricoltura. Nulla sulla responsabilità degli enti inadempienti a fare esami e rilasciare certificazioni (su tutti, l’Arpac). Lento è il processo verso un marchio di qualità.
Poco o pochissimo sulla salute. Positivo è l’indirizzo verso esami sulla popolazione, ma sappiamo che in Campania i tempi per esami in strutture pubbliche sono biblici. Certamente, dividere 25 milioni di euro annui con la Puglia non renderà tali procedure più celeri.
Incondivisibile è il ripiego verso l’utilizzo dell’Esercito. Spesso questo è servito unicamente per tenere lontani occhi “indiscreti” dalle varie discariche o siti di inceneritori. Nei nostri comuni, l’ordine di servizio della polizia municipale non contempla l’orario tra le 20,00 e le 08,00 del mattino. Ardua, se non impraticabile, è l’eventuale assunzione di nuove unità attesi i ristretti parametri del patto di stabilità interno.
Il D.L. è stato un inizio, al quale devono necessariamente seguire nell’immediato altre e numerose azioni politiche ed amministrative. Non ci si può posare sugli allori per aver, in fin dei conti, cacciato un coniglietto dal cilindro.