CASTEL VOLTURNO (CE) – E se poi non passasse i preliminari?
Mancano trentasei ore all’andata della doppia sfida contro l’Athletic Bilbao, che vale l’accesso ai gironi di Champions League. Un sorteggio balordo, che ha messo di fronte una delle squadre più temibili presenti nell’urna e uno degli stadi più caldi d’Europa: al San Mames, tifosi e giocatori diventano un tutt’uno. Non come al San Paolo, dove al primo errore di Inler o di Insigne partono bordate di fischi.
Tra il Napoli e la Champions, dunque, il biancorosso basco del Bilbao, squadra orgogliosa e fiera della propria territorialità, i cui tifosi, non molti anni fa, hanno bocciato con un sonoro 94% la possibilità di inserire in squadra elementi stranieri (e per stranieri s’intende non baschi). Ma va aggiunto che un ulteriore ostacolo alla massima competizione europea è il deludente mercato della società azzurra, che finora ha inserito in rosa soltanto Koulibaly, peraltro perdendo l’omologo Fernandez (per 10 milioni allo Swansea). Dall’anno scorso, a parte la felicissima scoperta del centrale francese, il Napoli non ha migliorato nulla. Il centrocampo, ad esempio: perso Behrami (ah, quanto sarebbe servito nell’inferno del San Mames), è tornato Gargano, che non gode dell’appoggio del pubblico; è rimasto Dzemaili, che non gode della stima di Benitez ed è in lista di sbarco ormai da mesi.
La coppia titolare è e resta Jorginho-Inler, qualità e quantità. Ma un’alternativa di pari valore? Starebbe arrivando De Guzman, e anche Fellaini si sarebbe avvicinato. Ma quanto basta? E’ sufficiente per assicurare al reparto nevralgico di ogni squadra un livello superiore? L’impressione, che a più osservatori risulta netta, è che il Napoli stia aspettando l’esito quantomeno della gara d’andata per piazzare un paio di colpi in grado di rinvigorire il valore della rosa e il morale della tifoseria, che finora in termini di abbonamenti ha premiato la società tanto quanto l’Empoli e l’Udinese.
Vincere al San Paolo per introdurre in rosa Fellaini e De Guzman. Ma perché non farlo prima? Senza ombra di dubbio, sarebbe stato preferibile proiettarli alla prima gara ufficiale dell’anno (che poi è già quella decisiva) con qualche settimana di allenamento nelle gambe insieme ai nuovi compagni e al nuovo allenatore. Il timore, detto in tre parole, è che la società dia per scontato il passaggio del turno, con il rischio serio che il giocattolo possa rompersi. E non sarebbero certo uno o due centrocampisti in più a cambiare le cose.